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I crimini di una politica dissennata

Si è preferito proseguire con la politica delle toppe: gli Ato hanno continuato ad assumere ma non a pulire, e i debiti lievitano

I siciliani producono ogni anno rifiuti urbani per circa due milioni e mezzo di tonnellate. In questa montagna indistinta di scarti, c’è però un grande tesoro. Si tratta di vetro riciclabile, di plastiche riutilizzabili, di carta e cartone destinabili al riuso, di alluminio e metalli dai molteplici impieghi, di resti di cucina ed altri scarti organici che danno vita ad un fertilizzante naturale (humus). Ma tutto questo in Sicilia resta un miraggio lontano.

Ben altri sono stati gli obiettivi di una politica dissennata e criminale che ha trasfigurato i quasi 12 mila addetti ai rifiuti in Sicilia (una quantità comunque spropositata) in un "fine" piuttosto che in un "mezzo" con il quale attuare una sana politica di smaltimento degli scarti urbani.

L'unica legge regionale ascrivibile negli ultimi anni alla categoria delle "riforme" è stata varata nella scorsa legislatura e riguardava proprio il comparto dei rifiuti. Inutile dire che si è rivelata l'ennesimo flop e che tutto il carico di innovazioni che si portava dietro è rimasto inevaso.

E' fallita l'idea di sottrarre ai comuni la gestione dei rifiuti sostituendoli con infernali strutture mangiasoldi ed inesauribili stipendifici..

E' fallita l'idea che bastasse una legge della Regione per fissare un rigido calendario nel passaggio dalla raccolta indifferenziata a quella differenziata.

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