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Riforme, ora Matteo vada avanti

I numeri hanno una loro durezza. Dicono che fino a ora Renzi non ha perso una volta. Ha portato il Pd al 40% alle europee e alle amministrative ha trionfato sempre

Come spesso accade, dopo un voto sono in tanti a invocare la vittoria o, in alternativa, segnalare le debolezze nel successo degli altri. In pochi riconoscono la sconfitta. Invece, dopo i risultati di domenica in Emilia-Romagna e Calabria, è il caso di fare un’operazione di chiarezza. Magari partendo dal paradosso dello storico che, riconosciuta la difficoltà di fare previsioni sul futuro, si diletta con quelle sul passato. Per chiarezza diciamo subito che la vittoria del governo è inequivocabile.

Ha confermato la maggioranza a Bologna e ha strappato Reggio al centro-destra. I numeri hanno una loro durezza. Dicono che fino a ora Renzi non ha perso una volta. Ha portato il Pd al 40% alle europee e alle amministrative ha trionfato sempre. Ormai le Regioni «azzurre» si sono ridotte a tre: Campania, Lombardia e Veneto.

Ma in Emilia Romagna, è stata l’osservazione velenosa, il vero vincitore è stato l’elettore ignoto che non si è recato alle urne. Certo lasciano sbigottiti percentuali così alte di diserzione in zone dove un tempo solo i morti non si recavano al seggio. In questa caduta giocano diversi fattori: da una parte la fronda interna al Pd che, non essendo stata in grado di costruire un’alternativa credibile, ha preferito utilizzare tecniche da guerriglia scoraggiando la presenza nelle urne.

Ma ha giocato anche lo scandalo dei rimborsi ai consiglieri che ha colpito una Regione fin qui orgogliosa della propria diversità. Il fatto che qualcuno abbia utilizzato i fondi destinati alla politica per gli acquisti al sexy shop ha colmato la misura.

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