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Tante sfide per la giunta regionale che verrà: fondi europei, più tagli e sviluppo

Dai precari ai forestali, il sistema paga 200 mila persone, in parte improduttive, mentre i disoccupati superano le 700 mila unità

Si afferma che il Crocetta ter possa essere un governo di legislatura, ma nessuno dice cosa fare nel tempo che resta. La ritrovata sintonia tra le forze politiche reggerà all'urto di misure che, per forza di cose, risulteranno amare e per molti indigeribili? Cominciamo dai conti pubblici. Può essere deviante l'idea di “sistemare i conti” regionali, presentando come una semplice crisi di liquidità quello che è invece un problema strutturale. Le entrate e le uscite regionali da anni ormai non sono più di importo eguale come impone la legge. Gli anni della crisi si sono accompagnati infatti a misure di rigore, facendo venire meno circa il 35% della copertura per le spese correnti; ma le spese, nelle grandi voci, sono rimaste immutate. A leggi vigenti servono circa quattro miliardi di euro per «fare» il bilancio. È questa la madre di tutti i problemi.

Continuando a riportare in bilancio entrate che non arriveranno mai, rinviando impegni assunti, promettendo nuove ed improbabili spese, dirottando da una tasca ad un’altra sempre le stesse poche risorse, la barca ha continuato a galleggiare, ma la falla è troppo ampia. Proprio ieri circa 18 mila precari degli enti locali invocavano la definitiva stabilizzazione; nelle stesse ore almeno 27 mila forestali beneficiavano di un rocambolesco giro di soldi sottratti agli artigiani. Mentre si varava con legge regionale questa improvvida misura, la Cgia di Mestre denunciava che la Sicilia negli anni 2009-2014 ha perso 6.791 imprese artigiane.

Urge allora riallineare le entrate con le uscite; ed essendo improbabile una crescita delle prime non resta che ridurre le seconde. Su questo tutti sono d’accordo, ma il nodo resta il «come».

La Corte dei Conti denuncia, inascoltata, la diffusione di privilegi per dipendenti e pensionati regionali. Dalle modalità di calcolo delle pensioni alle clausole di salvaguardia, dai permessi sindacali senza freno all’anacronistico interpello. Ma nulla.

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