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Stipendi Ars, tanto diversi perché?

C’è una Italia che vuole «tagliare» ed una Italia che non vuol farsi «tagliare». Su questo terreno impervio il governo Crocetta ha deciso di giocare una carta pesante: l'equiparazione degli stipendi tra Regione ed Ars. Ma prima di guardare all'iniziativa governativa, può essere utile ripercorrere alcuni fatti emblematici di queste ore. Poco più di un mese fa, scrive Franco Bechis su Libero, il vicepresidente della Camera dei deputati, la renziana Marina Sereni, lanciava un tweet: «Rassicuro @matteorenzi, anche le Camere avranno il tetto agli stipendi dei dipendenti (240 mila euro)».
Ma, si sa, la strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni; e così, il limite alle retribuzioni sarebbe stato confermato anche per Camera e Senato, ma contestualmente … aggirato. Il tetto infatti sarebbe stato posto «al netto dei contributi previdenziali». Per il segretario generale di Camera e Senato la retribuzione, con questa aggiunta, salirebbe ad oltre 310 mila euro. Deve poi aggiungersi una «indennità di funzione» di 60 mila euro lordi che porterebbe il tetto ad oltre 370 mila euro annui. Ultimo particolare, rimarca Bechis, il «taglietto» agli stipendi avrebbe la formula di un «contributo straordinario di solidarietà» diluito in quattro anni, ben al di là dei paletti fissati da Renzi. E veniamo alla Sicilia.
Nella bozza di Finanziaria ter depositata dal Governo, ecco fare capolino una mossa improvvisa: l'equiparazione per legge degli stipendi tra ARS e Regione. Qualunque sia l'esito del braccio di ferro che ne discenderà, resta il fatto che si tratta di una grande sfida, di uno strappo epocale; insomma ce ne è abbastanza per alimentare l'ennesima contrapposizione di tutti contro tutti. A prescindere però dalla percorribilità politica della proposta crocettiana (non dimentichiamo che il testo deve comunque essere votato dall'ARS per diventare legge), alcune domande si insinuano nella testa della gente comune.
C'è una motivazione logica o magari tecnica che giustifichi l'ampio differenziale retributivo esistente tra l'ARS e l'Amministrazione regionale, a parità di funzioni svolte? Può valere anche per i dipendenti di Camera, Senato ed ARS la distinzione suggerita dal ministro Poletti tra «diritti acquisiti» e «privilegi acquisiti»? È accettabile che i segretari generali di Camera e Senato abbiano livelli retributivi noti al pubblico e che tale prassi resti disattesa in Sicilia? E se il segretario generale della Camera ha un reddito di 478 mila euro annui (prima dei «tetti»), perché i media hanno ipotizzato livelli retributivi tanto diversi per l'analoga posizione professionale in Sicilia? Domande destinate forse a restare senza risposta, in una terra dove lo scontro non serve soltanto a regolare posizioni contrapposte, ma talora cela posizioni convergenti.

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