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Nuova Formazione, primo passo sulla strada giusta

Ma non siamo ancora alla “rivoluzione” che faceva sperare in una mossa più coraggiosa

L’impresa comincia a fare capolino nella formazione regionale. Si è aperta infatti una breccia nella muraglia del grande business formativo, grazie alla opportuna commistione tra l'offerta tradizionale di formazione e le imprese, finalmente coinvolte nella individuazione dei bisogni formativi.
Questo felice connubio porta con sé un’altra importante innovazione. Le porte del sistema formativo regionale vengono aperte anche a chi fa il mestiere di istruire; stiamo parlando delle scuole e delle università siciliane; è una garanzia in più. E per spazzare via il meccanismo, a volte perverso, basato sugli enti della formazione, d'ora in poi il finanziamento arriverà direttamente nelle tasche degli studenti, con la possibilità di mettere a confronto - e quindi in competizione - gli enti regionali. Insomma sembrerebbe la svolta, auspicata anche da questo Giornale, per orientare la formazione verso quel mondo del lavoro che ne rappresenta il naturale punto di sbocco.
Certo siamo ancora alla fase sperimentale; il finanziamento tradizionale (diretto) degli enti di formazione continua infatti a drenare la parte più consistente dei fondi disponibili, circa i due terzi. Non siamo ancora a quella «rivoluzione» che con ricorrenza ci è stata promessa e che, stando alle parole dell'assessore Scilabra («Non possiamo stabilire con certezza se ci sarà un ruolo per gli enti di formazione»), faceva sperare in una mossa decisamente più coraggiosa. Ma tant’è; la rottamazione, si sa, richiede capacità e peso politico per bucare la fitta rete di interessi diversi e contrastanti che avviluppano quasi ogni settore della vita pubblica. Obiettivamente non è facile.
Non siamo quindi all'azzeramento degli enti impegnati nella formazione, sarcasticamente accostati dalla Scilabra a Hiroo Onoda, l'ultimo giapponese rimasto a combattere una guerra che in realtà era finita da trent'anni. Ma almeno andiamo nella direzione del cambiamento.
Un giorno bisognerà fare un bilancio dei costi e dei ricavi di questa infernale macchina; bisognerà pure trarne una sintesi politica, in ordine ad un’esperienza che così tanto ha tolto e così poco ha dato alla Sicilia ed alla sua sete di lavoro.
Certo, sarebbe ingiusto e fuorviante fare tutto un fascio dei soggetti e degli enti coinvolti nella formazione regionale. Ma, una cosa è certa; il pesante drenaggio di risorse finanziarie pubbliche destinate alla formazione è rimasto quasi sempre avulso dalla realtà e dalle esigenze del mercato del lavoro in Sicilia.

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