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Rai, privatizzare è l’unica via possibile

Che cos’è oggi la Rai? La domanda assume piena legittimazione alla luce dello sciopero proclamato dai lavoratori della Tv di Stato contro la spending review annunciata da Renzi. Una protesta di cui si fatica a cogliere la motivazione oltre alla difesa corporativa dei propri interessi. E allora che cos’è la Rai oggi? Non è certo un servizio pubblico attraverso cui le istituzioni fanno conoscere la loro voce ai cittadini. Se lo fosse basterebbe una sola rete con costi contenuti. In realtà è un insieme piuttosto robusto di canali che i partiti hanno messo al loro servizio. Non a caso ad ogni cambio della maggioranza di governo cambiano il consiglio d’amministrazione, i capi delle reti e i direttori delle principali testate giornalistiche.
L'unico criterio di scelta e' rappresentato dall'appartenenza politica, non certo dal merito. In quanto riserva protetta dei partiti, la Rai è' diventata anche un serbatoio immenso di privilegi e di sprechi. Lo dimostra il fatto che Mediaset, pur avendo un perimetro di attività' paragonabile, ha metà' circa del personale e un terzo dei giornalisti. Ne' vale l'osservazione che la Rai, a differenza della concorrenza, gestisce anche la radio. L'emittente privata e' in attivo mentre quella pubblica perde nonostante il canone ormai diventata una tassa e non più un'imposta. A fronte, infatti, non c'è servizio pubblico.
Se dunque la Tv pubblica e' diventata un'impresa come le altre, deve stare alle regole di tutti. Se vive di pubblicità come la concorrenza non si capisce per quale ragione debba vivere a spese del contribuente. Se non è' in grado di stare in piedi faccia i tagli necessari (a proposito, che fine ha fatto Carlo Cottarelli?). Altrimenti invertiamo il parametro. La Rai faccia il suo mestiere di servizio pubblico. Per questo lavoro basta un solo canale. Dismetta il resto e privatizzi. La competizione ne trarrà grande beneficio. E anche i contribuenti.

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