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Raciti: «Stipendi ridotti? Serve una riforma ma questo governo non la può fare»

Per il segretario regionale Pd «Crocetta ha un esecutivo di sopravvivenza. Tetto ai salari? Colleghiamo premi e produttività»

Il responsabile Welfare della segreteria nazionale del Pd, Davide Faraone, ha lanciato dalle nostre colonne la proposta di un tetto di 150 mila euro annui agli stipendi dei dirigenti. Dopo Francesco Cascio, coordinatore regionale di Ncd, oggi parla Fausto Raciti, segretario regionale del Partito Democratico.

Si dice d'accordo con Davide Faraone sulla necessità di una riforma della pubblica amministrazione siciliana, ma il segretario del Pd, Fausto Raciti, richiama il renziano a tenere presente che le riforme «non si improvvisano sulle colonne di un giornale ma si devono iscrivere all'interno di un progetto generale che la nuova giunta Crocetta non ha ancora elaborato». Il cuperliano non perde occasione, dunque, per sferrare un duro attacco al presidente della Regione, perché avrebbe dovuto «evitare le scorciatoie correntizie e scegliere come interlocutore privilegiato l'intero partito».

I DIRETTORI GENERALI DELLA REGIONE HANNO RETRIBUZIONI FRA I 160 E I 170 MILA EURO L'ANNO. FALCONE, DEL SUO STESSO PARTITO, HA LANCIATO LA PROPOSTA DI INTRODURRE IL TETTO DI 150 MILA EURO L'ANNO, PER ATTUARE ANCHE NELL'ISOLA L'OPERAZIONE-RISPARMIO VARATA DAL PREMIER RENZI.
«Sono d'accordo con la proposta di Faraone di fissare un tetto a questi stipendi. Il momento storico che stiamo vivendo ci impone il tema dei tagli e ovviamente non si può non tenere conto di una riforma della pubblica amministrazione come quella che si sta attuando a livello nazionale. C'è da dire, comunque, che si tratta di un tema sul quale si richiede un consenso molto largo a Sala d'Ercole, cosa che il governo Crocetta non ha. Inoltre, voglio osservare che le riforme non si improvvisano sulle colonne di un giornale, ma si devono iscrivere all'interno di un disegno generale che la nuova giunta non ancora ha partorito. Le grandi riforme richiedono un'armonia di punti di vista che è valida solo quando non è l'effetto di uno scambio tra i partiti ma di un progetto di cambiamento».

INSOMMA, SEGRETARIO, IL CROCETTA BIS HA LASCIATO MACERIE NEL PARTITO E LA FRATTURA TRA RENZIANI E CUPERLIANI CONTINUA A SEGNARE SOLCHI PROFONDI..
«Non penso che il nuovo governo sia in grado di legiferare e di fare una riforma della pubblica amministrazione. Il Crocetta bis è nato in una condizione peggiore di quella precedente e non avrà la capacità di sviluppare un'azione di governo incisiva. Dove va questa regione, qual è il modello di sviluppo che vuole perseguire? Ci sono una serie di temi che la nuova giunta dovrebbe porsi. Per i nuovi assessori non avevo posto un problema di area. Il Pd avrebbe voluto indicare i nomi in quanto partito più forte della coalizione. Crocetta avrebbe dovuto riconoscerlo, quindi, come interlocutore essenziale ed evitare le scorciatoie correntizie. Crocetta con le sue decisioni ha partorito non un nuovo governo ma un governo di sopravvivenza con numeri addirittura più risicati del governo precedente. Oltre che un deficit di numeri, questo governo ha un deficit di progettualità complessiva, perché continua a non capire qual’è la direzione di marcia che vuole prendere non solo a livello regionale, ma anche europeo. In queste ore è arrivata la notizia che sarà Roma a coordinare la programmazione dei nuovi fondi comunitari e che la Regione abbia chiesto allo Stato un'intesa per dotarsi di quell'assistenza tecnica, in termini di risorse umane, per accelerare le procedure relative alla spesa della vecchia programmazione, affinché quei soldi non vadano perduti e per programmare l'uso delle nuove risorse. Questo significa che la Sicilia che ha fatto vanto dell'Autonomia, che doveva fare da volano allo sviluppo, se ne sta spogliando perché non è in grado di gestire uno dei settori chiave per la crescita produttiva».

COME INTERVENIRE, ALLORA, PER RENDERE PIÙ EFFICIENTE LA MACCHINA BUROCRATICA?
«In primo luogo, i tagli degli stipendi hanno valore a condizione che vengano estesi anche ai burocrati dell'Ars. Siamo favorevoli all'idea di inserire un limite alle retribuzioni per una questione di uguaglianza, ma piuttosto che toccare la parte fissa dello stipendio bisognerebbe incidere sulla parte variabile della busta paga. In Sicilia il salario accessorio e i premi dovrebbero essere collegati a obiettivi di produttività, come avviene nelle altre regioni. Questo porterebbe a risparmi e sarebbe anche una delle strade per l'efficienza dell'amministrazione».

A PROPOSITO DI ECCESSI, IN QUESTI ULTIMI GIORNI LA CORTE DEI CONTI, PASSANDO AL SETACCIO LE SPESE DEI GRUPPI PARLAMENTARI DELL'ARS, HA RILEVATO CHE ANCHE IL PD È INCAPPATO IN «UN'ANOMALIA». NON SAREBBE REGOLARE LA SPESA PER LA BENZINA, 14.660 EURO, UTILIZZATA PER ACCOMPAGNARE IL CAPOGRUPPO BALDO GUCCIARDI A TRAPANI. USCITE CHE, RILEVANO I MAGISTRATI, SONO GIÀ COPERTE DAI «RIMBORSI FORFETTARI PERCEPITI DAI DEPUTATI».
«Non c'è niente di clamoroso nel fatto che un gruppo impieghi i soldi per uno scopo istituzionale. Non è uno scandalo che il capogruppo abbia una macchina che lo aiuta nel lavoro istituzionale. Non vi vedo alcun reato, alcun caso di illegalità o di spreco. Anzi, noto un eccesso di enfasi attorno a costi che mi sembrano normali. Rimango tra lo stupito e l'indignato per questa vicenda. Aggredire il gruppo del Pd non mi sembra efficace. Piuttosto, andrebbero tagliati gli sprechi che si annidano nella sanità o nella formazione».

IL LEADER DI NCD, CASCIO, SOSTIENE CHE LA MACCHINA AMMINISTRATIVA SICILIANA È ELEFANTIACA PERCHÉ SVOLGE COMPETENZE ALTROVE AFFIDATE ALLO STATO, COME LA MOTORIZZAZIONE CIVILE, LE SOVRINTENDENZE O I GENI CIVILI. LEI COSA NE PENSA?
«Il ragionamento di Cascio in parte è vero, ma non bisogna dimenticare che la Regione ha promosso in passato un'enorme quantità di dirigenti prima di ogni campagna elettorale. Sono numeri anomali che si giustificano solo in parte con la diversa distribuzione di competenze. È inutile far finta di non sapere che la responsabilità di tutte queste promozioni è stata politica, di chi, cioè, ha fatto del clientelismo la propria fortuna».

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