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La politica ama troppo i suoi vizietti

La politica ama troppo i suoi vizietti per essere capace di separarsene. Né serve l’indignazione popolare. Si scopre così che le forbici del commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, si fermeranno dinanzi al fortilizio della sanità. Un settore elettoralmente e socialmente molto sensibile e ad alta complicazione di governance istituzionale.
Il Sole 24 Ore ha condotto un’analisi approfondita sul “Patto della Salute” che si va stringendo fra Governo e Regioni, scoprendo che la spesa, anziché scendere, tende a salire. Da quota 107 miliardi del 2013 a 109,90 nel 2014 e, soprattutto, a 113,45 per il 2015 e 117,56 per il 2016 che vogliono dire quasi 8 miliardi in più in due anni.
Non solo. È stata anche trovata una maniera per sprangare le porte del castello e impedire che Cottarelli possa entrare. Il trucco è l’intesa «finalizzata al miglioramento del sistema sanitario». Gli eventuali risparmi saranno cioè utilizzati per i «meno abbienti».
Siamo cioè alle solite. Con l’alibi di non penalizzare le fasce più deboli della popolazione si finisce per giustificare tutte gli sprechi e i privilegi che, come hanno dimostrato le inchieste giudiziarie, vanno solo a vantaggio di interessi singoli e di potenti lobby. Tanto a pagare sono i contribuenti e, soprattutto, le aziende, ricordando che il gettito dell’Irap serve proprio a finanziare la sanità.
Si crea, così, un trasferimento perverso di ricchezza dalla parte sana e produttiva del Paese verso la diffusa area del parassitismo.
In che modo questa scelta si rapporti con il lavoro del Commissario Cottarelli non è dato sapere. O forse sì, nel senso che per effetto della «concertazione» tra Governo e Regioni la spending review nella sanità può essere solo auto confezionata. Senza farsi del male, però, visto che comunque gli stanziamenti cresceranno.
Poco importa se poi le risorse, una volta entrate nel “sistema” delle Regioni, vengano utilizzate, come ha certificato la Corte dei Conti, per scopi diversi rispetto alla cura della salute.
Eppure, basterebbe poco per ottenere importanti risparmi. A cominciare dall’adozione dei costi “standard”. Non si capisce perché una siringa debba costare pochi centesimi in Veneto o in Emilia Romagna e più di un euro negli ospedali del sud. Di parificazione dei costi, però, non si parla più. Meglio il «Patto per la Salute». Si evita così che il virus del buon governo possa sterminare le gigantesche clientele che vivono come parassiti sulle spalle della sanità pubblica.

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