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I partiti e il Porcellino

di NINO SUNSERI

Ora comincia il difficile per l’«Italicum», il progetto di riforma elettorale presentato da Matteo Renzi. A difenderlo c’è la fetta del Pd che appoggia il segretario e l’intera Forza Italia. Non ostili Alfano e quanto resta di Scelta Civica. Nettamente contraria l’ala bersaniana dei Democratici e Grillo. Renzi non sembra intenzionato a fare marcia indietro giudicando le regole sul voto parte integrante del pacchetto di riforme che vuole realizzare in breve: abolizione del Senato e delle Province, taglio dei costi della politica, riorganizzazione del federalismo riportando molte competenze al centro.
A prescindere dalle polemiche di schieramento ci sono almeno un paio di punti nella nuova legge elettorale che andrebbero definiti meglio. Il primo riguarda il ruolo dei partiti minori. Nelle intenzioni di Renzi andrebbero ridimensionati. Non a caso ha posto soglie di sbarramento molto alte. Questo spingerà a formare due coalizioni contrapposte. Cercheranno al primo turno di superare il 35% per avere il premio di maggioranza (53-55%) o, al secondo, di prendere un voto in più degli altri. Non si capisce, in questa costruzione, come possa ridursi il potere di interdizione delle formazioni minori. I loro voti diventeranno assolutamente indispensabili. Nella lotta all’ultimo elettore i partiti minori diventeranno centrali e questo farà crescere la loro capacità di condizionamento. Si rischiano vecchi copioni. Perché poi una cosa è vincere le elezioni e tutt’altra governare, come si è visto negli ultimi vent’anni. Non a caso Alfano e Scelta Civica sono sostanzialmente soddisfatti. Al contrario Grillo sta gridando allo scandalo perché, non potendosi coalizzare con nessuno, è condannato ad una rovinosa sconfitta.
C’è poi il tema delle preferenze che vengono tassativamente escluse. Restano le liste bloccate. Per non ripetere il Porcellum saranno ridisegnate le circoscrizioni assegnando un bacino massimo di 400 mila votanti. Ogni partito presenterà 4-6 deputati che dovrebbero essere volti ben noti agli elettori visto il perimetro stretto del collegio. Basterà questa scappatoia a convincere la Corte Costituzionale? Fra le ragioni che hanno portato alla scomunica della vecchia legge elettorale c’è proprio la condanna del Parlamento dei nominati e non degli eletti. Renzi sostiene che il problema si può aggirare con le primarie. I candidati, quindi, non sarebbero scelti dagli apparati ma dal popolo degli iscritti e dei simpatizzanti. Funzionerà? È possibile. A due condizioni però: che le primarie divengano patrimonio di tutti i partiti e che si trovi una qualche maniera per istituzionalizzarle. Altrimenti dal sistema Porcellum passeremo al porcellino.

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