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Ex Fiat di Termini, tante parole e pochi fatti in quattro anni

PALERMO. Gli Interroganti chiedono di sapere: «Quali attività siano state poste in essere per garantire l'occupazione dell'ex stabilimento Fiat di Termini Imerese; quanto sia stato speso dei fondi del Governo nazionale; quale onere finanziario abbia comportato l'attività di advisor pubblico di Invitalia spa; quali le misure approntate dalla Regione siciliana per favorire il processo di re-industrializzazione di Termini Imerese». È quanto si legge, tra l'altro, nell'interrogazione parlamentare, di qualche giorno fa, rivolta al ministero dello Sviluppo economico, prima firmataria la giovane e battagliera deputata del Pd Magda Culotta.
Quattro anni dopo l'annuncio ufficiale del disimpegno Fiat da Termini e due anni dopo la definitiva chiusura dello stabilimento, ci si interroga su che cosa sia successo da allora, mentre la stessa interrogazione parlamentare lascia intravedere non soltanto il visibile vuoto di iniziative ma forse anche i soliti sprechi di denaro pubblico. Intanto si avvicina a grandi passi la fine degli ammortizzatori sociali.
Non è difficile immaginare che presto ci sarà una mobilitazione generale per garantire il sostegno al reddito ai tanti ex occupati di Termini, anche dopo il prossimo dicembre; più difficile immaginare invece che si riescano ad individuare percorsi risolutivi ed in tempi accettabili. Sicché viene da convenire sarcasticamente sull'amara considerazione fattaci da un ex operaio Fiat (che possiamo rendere così): «Se quelli dell'Ars riservassero a Termini l'uno per cento dell'impegno e del tempo che hanno messo nella tabella H, qui saremmo in California!». Ma tra le righe dell'interrogazione parlamentare risalta un'altra questione, non meno preoccupante. Mentre in tanti si arrovellano per individuare sofisticate metodiche per la reindustrializzazione di Termini (dalla green economy alle biotecnologie), in quell'area continuano a mancare ancora l'acqua potabile, il metano, l'illuminazione stradale e persino qualche videocamera di sicurezza, per non parlare della fibra ottica per la trasmissione veloce dei dati, mentre impertinenti cumuli di rifiuti fanno da cornice ad un mare bellissimo e forse meritevole di altra destinazione, come già invocano in tanti ( www.sipuofare.eu).
Correva il primo giorno del mese di dicembre del 2011 quando prendeva corpo l'Accordo di Programma per Termini. Due i fatti salienti: una dotazione iniziale di 300 milioni di euro, di cui 200 della Regione e 100 dello Stato, e l'obiettivo strategico, fissato già all'articolo uno dell'Accordo, di attivarsi per «interventi indifferibili, urgenti e di pubblica utilità». Ma, viene da chiedersi, perché nel frattempo non sia partito almeno un progetto di infrastrutturazione primaria dell'area di Termini, per dotarla intanto, se non della fibra ottica, quantomeno di acqua, luce e metano. Forse non si è riflettuto sul fatto che investire in infrastrutture i 150 milioni disponibili avrebbe attivato almeno tremila posti di lavoro, avrebbe rappresentato un chiaro segnale sulle reali intenzioni della Regione e dello Stato, e per di più avrebbe di molto avvicinato Termini all'idea stessa di area industriale, obiettivo da cui oggi resta ancora lontana. Intanto ci siamo persi per strada una serie di potenziali investitori, in qualche caso travolti persino da vicende giudiziarie.
Sono usciti dal progetto di rilancio di Termini soggetti come Cape Rev e Fratelli Ciccolella, Medstudios, Dr Motor ed un marchio prestigioso come la De Tomaso Automobili. Sul tavolo resisterebbero la società Biogen, che punta a realizzare una centrale per la produzione di energia elettrica da olii vegetali, e la New Coop, attiva nella logistica industriale e trasporto merci. Più di recente si sono affacciate a Termini anche la Mossi e Ghisolfi, azienda leader nella produzione di carburanti di origine vegetale, e la Landi che opera nella trasformazione a gas dei mezzi di trasporto collettivo. Se tutte queste iniziative dovessero andare in porto, potremmo avere su Termini la disponibilità di circa 500 posti di lavoro. Filtrano intanto le prime indiscrezioni su altre due manifestazioni di interesse: una del gruppo veneto Zamperla, leader nella produzione di giostre tra cui alcuni modelli di ottovolante ed una del gruppo Castiglione per un grande parco acquatico che vorrebbe utilizzare le acque calde scaricate in mare dalla centrale Enel. Solo di recente il presidente della Regione ha annunciato l'interesse del gruppo Radiomarelli (guarda caso fondato da Giovanni Agnelli nel 1929 ed oggi holding svizzera) che potrebbe creare altri 500 posti di lavoro, attraverso iniziative industriali diverse, da una limitata produzione di auto di nicchia ad impianti per generare energia pulita. Dei progetti della Radiomarelli in realtà si sa ancora poco; tuttavia l'impegno assunto in sede ministeriale è per la diffusione dei relativi piani industriali entro il prossimo 15 settembre. Giocano a favore della credibilità della iniziativa di Radiomarelli la realizzazione, già in corso nella piana di Gela e con capitali internazionali, di un grande investimento industriale per trasformare le coperture delle serre orticole in una gigantesca centrale di produzione di energia elettrica dal sole: 300 milioni di investimento, 400 posti di lavoro, un milione di metri quadrati di pannelli fotovoltaici. La più grande esperienza del genere in Europa. A favore della proposta Radiomarelli gioca poi l'impegno, assunto in prima persona dal presidente Crocetta, a seguire il possibile insediamento del gruppo a Termini.
Tre fatti possono ancora coinvolgere utilmente Termini: la nascita ormai prossima in quell'area di una «zona franca» con interessanti abbattimenti fiscali per le imprese, la candidatura di Palermo a capitale europea della cultura (Termini è un crogiuolo di storia) e l'attivazione della nuova area metropolitana di Palermo che si estenderà dalla stessa Termini a Castellammare. Qualcuno potrà paventare l'ennesimo effetto annuncio, ma intanto qualche cosa si muove nella sonnacchiosa Regione siciliana: tenendo fede ad un impegno del presidente della Regione, l'utilizzo dei fondi europei ha registrato negli ultimi due mesi una sensibile accelerazione, che ha riguardato impegni per nuovi investimenti per 1,4 miliardi di euro, l'emissione di mandati di spesa per 695 milioni ed il prossimo impegno di altri 300 milioni. Anche su questo possono fare conto ora i tanti ex occupati di Termini magari per esorcizzare, come teme il sindaco Burrafato, «la maledizione Fiat sulle manifestazioni di interesse in quell'area».

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