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Sanità in Sicilia, alle denunce seguano le riforme

Finalmente la Regione prende coscienza della sue responsabilità. Le dichiarazioni di Pippo Di Giacomo, presidente della Commissiona Sanità, e dell’assessore Lucia Borsellino rappresentano forse una «prima» assoluta nella storia dell’Autonomia nel settore più a rischio di tutta l’amministrazione. Di Giacomo parla di mascalzoni «che dobbiamo cacciare».
Richiama la necessità di affondare il coltello «perché è quello che la gente si attende». Secondo queste accuse, vengono in luce fenomeni di “caporalato” nel servizio che gestisce il 118. Ma anche sospetti su professionisti che «hanno utilizzato il camice bianco e il posto letto per il proprio arricchimento personale».
Parole come queste a Palazzo dei Normanni non si erano mai sentite. Così come non era accaduto che un dirigente venisse denunciato direttamente dal presidente Crocetta (il caso del viaggio fantasma in Canada). Sembra proprio vero che il sistema Ciapi (dal nome dell'ente di formazione finito sott'inchiesta) fosse la regola all’interno dell’amministrazione, come sostenuto sempre da Crocetta.
Tuttavia la denuncia non basta. Ora è il momento di passare dalla diagnosi alla terapia. Si impone un salto di qualità per dare il degno seguito all’assunzione di responsabilità. Perché è certamente vero che finora in Regione nessuno si è mai preoccupato di fare seri controlli. Non solo fannullonismo ma anche arricchimenti personali grandi e piccoli. La burocrazia come un gigantesco parassita impegnato solo nel proprio nutrimento.
Ma ora bisogna andare avanti. Non si può delegare il controllo solo alla polizia e alla magistratura. È indispensabile che l’amministrazione costruisca, o ricostruisca, i meccanismi di vigilanza. Altrimenti le denunce di questi mesi resteranno inascoltate. Tutto continuerà come prima. Stessi furti, stesse truffe, identica gestione inquinata. Con l’aggravante di far salire i guadagni personali. Se un’attività diventa pericolosa inevitabilmente si alza il “premio di rischio”. È una legge elementare. Tanto maggiore è la minaccia di finire in galera tanto maggiore sarà il prezzo che il burocrate chiederà per i suoi favori.
Tutto questo deve finire. Ma deve finire con un atto di responsabilità interna. Altrimenti le denunce di questi giorni potrebbero fare la fine delle famose “grida” citate da Alessandro Manzoni nei “Promessi Sposi”. Tigri nella forma, micetti nella sostanza perché tanto nessuno si preoccupava mai dell’applicazione delle pene.
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