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La svolta non c’è ancora

Il governo ha dato un segnale di vita. Alcuni provvedimenti sono sicuramente condivisibili a cominciare dall’alleggerimento delle sanzioni che Equitalia potrà irrogare ai contribuenti morosi. C’è anche una spinta importante verso i nuovi investimenti e le promesse per i risparmi legati alla semplificazione burocratica. Tuttavia mancano alcuni elementi fondamentali che servono allo sviluppo.
Poco sul fronte delle imprese e ancor meno in tema di tagli alle spese. Mancano cioè i due elementi fondamentali su cui costruire un processo di sviluppo credibile. Casomai il contrario: per esempio nulla di veramente rilevante sul fronte della spending rewiew. Questa espressione, forse perchè inglese, non sembra trovare spazio nel lessico di questo esecutivo. Altrettanto per quanto concerne le imprese. Poco fra le norme approvate dal decreto del «Fare» aiuta veramente le imprese. Nulla in tema di flessibilità nè di innovazione sul versante dell'occupazione. Solo la promessa che, forse, se ne parlerà la prossima volta.
A Palazzo Chigi resta forte la convinzione che il lavoro si crea attraverso la spesa pubblica e non con i risparmi e l'efficienza. Così continua la politica dei tre livelli: il governo dove è proibito litigare per cui nessun ministro va allo scontro diretto con un collega. La maggioranza parlamentare che invece consente vivaci scambi di opinioni affidati, normalmente, alla voce dei capigruppo. Infine i partiti che, invece, continuano come prima a scambiarsi accuse e contumelie. Quanto durerà questa sceneggiata? Difficile dirlo, ma è forte il sospetto che Letta e Alfano non abbiano la forza di affrontare i temi veramente caldi dell'economia. A cominciare, per esempio, dall'aumento dell'Iva. Mancano quindici giorni alla scadenza eppure sul tavolo non c'è nulla di concreto. Solo dichiarazioni di segno contrastante. Nulla, cioè, che serva a evitare la nuova stretta fiscale. Nel frattempo i consumi cadono, le aziende chiudono come denunciato da Confindustria e Confcommercio. Il lavoro scompare. La missione principale di questo governo sembra la sopravvivenza cercando di conciliare le opposte esigenze dei partiti che compongono la maggioranza. Nella speranza, ovviamente, che qualcosa accada. Per esempio dopo le elezioni tedesche maggior flessibilità della Germania, oppure l’inversione del ciclo economico (d’altronde ciclo viene da cerchio e quindi gira). Insomma galleggiare evitando gli scogli più duri.
Nel frattempo il debito pubblico ha raggiunto il nuovo record e il deficit torna a pizzicare la soglia proibita del 3%. E dire che il 2013 doveva essere l’anno del pareggio strutturale di bilancio. Una delle tante promesse non mantenute. E intanto le imprese aspettano. E non vorremmo che alcune di esse consolidassero la convinzione di dovere andare via dall’Italia.

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