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Silvio e il pressing giudiziario

Processi e sentenze severe, ma questo non per forza rende instabile il governo

Enrico Letta vuole restare cinque anni a palazzo Chigi, se riuscirà a portare a casa le riforme. E' una sfida a Matteo Renzi, innanzitutto, ma anche a un'ala del suo partito e più di striscio a Silvio Berlusconi. Il Cavaliere metterebbe la firma su un governo di legislatura come l'attuale. Ma anche lui vuole le riforme. Il presidenzialismo, innanzitutto. Si mormora che Berlusconi si sarebbe dato un paio d'anni di tempo per essere eletto capo dello Stato a suffragio universale e quindi guadagnarsi l'immunità per la durata della carica, come accade ai presidenti francesi. Ma allo stato il discorso è puramente utopistico, anche se la storia imprenditoriale e politica di Berlusconi è segnata da vittorie impossibili. Più realistica è la speranza di una attenuazione della pressione giudiziaria sul Cavaliere, anche se i precedenti non sono affatto incoraggianti. Le condanne, le motivazioni delle sentenze e le requisitorie danno l'impressione che ciascun magistrato voglia superare i colleghi aggravando con il marchio dell'indignazione morale le richieste di pena o le motivazioni per quelle inflittegli. Qualunque avvocato o giurista in buona fede - comunque la pensi politicamente - sa che ventidue procedimenti penali in diciannove anni (di cui sedici arrivati in giudizio) che hanno attraversato l'intero codice penale sono un po' esagerati. (E chiedetegli in privato che cosa pensa del processo Ruby).
E' vero che Berlusconi ha cercato di rallentare i processi, è vero che un paio di leggi «ad personam» lo hanno favorito. Ma quanti sanno, per esempio, che la legge «salva Previti» sul patteggiamento allargato non servì a Previti, ma fu molto utile nel 2004 ad Alberto Fontana, responsabile delle principali cooperative rosse del Veneto? E che la modifica del falso in bilancio ha salvato centinaia di amministratori occulti del patrimonio immobiliare del Pci- Pds? E' vero che trovandosi di fronte in ogni processo gli avvocati Ghedini e Longo, due ottimi professionisti, i magistrati li identificano fatalmente con chi in parlamento vuole fare leggi (giuste o ingiuste che siano) a loro non gradite e quindi non si sentono di buonumore . Perciò ha fatto bene Berlusconi ad affidarsi nel giudizio di Cassazione sui diritti a un grande tecnico come Franco Coppi e farebbe benissimo a spedire il 19 giugno dinanzi alla Corte costituzionale un grande costituzionalista. Ma è anche vero che la particolare severità di due condanne (diritti e intercettazione Fassino) e soprattutto le loro motivazione lasciano immaginare al Cavaliere che lo si voglia seppellire sotto l'ignominia giudiziaria. Non dimentichiamo fu la condanna a quattro anni sui diritti televisivi a convincere Berlusconi a ripensare la decisione sul proprio ritiro. Senza quella sanzione (o con una più lieve) il Cavaliere non avrebbe fatto l'incredibile rimonta elettorale e oggi a palazzo Chigi ci sarebbe Pierluigi Bersani. Attenzione quindi ad applaudire sotto la ghigliottina, come facevano le tricoseuses durante la rivoluzione francese che gridavano «A morte, a morte!» sferruzzando la maglia.
Un salvacondotto giudiziario è costituzionalmente impossibile. E' verosimile tuttavia che se la Corte costituzionale non prenderà a schiaffi Berlusconi il clima possa stemperarsi. E' noto quanto la politica influenzi le decisioni della Corte e ogni decisione può concedere o non concedere margini interpretativi. Se questo avvenisse e se la sentenza Ruby stemperasse l'accanimento della requisitoria, la «pancia» del Cavaliere potrebbe chetarsi in favore della «testa». E' difficile in ogni caso che il Popolo della Libertà possa mettere in crisi il governo sull'onda emotiva di una sentenza. I destini personali di Berlusconi sono ben separati da quelli del paese e il Cavaliere lo sa per primo. Ma certo l'azione del governo verrebbe guardata col sopracciglio alzato. E alla prima delusione su Imu, tasse, lavoro la tentazione di far saltare il tavolo sarebbe forte. Anche se il risultato elettorale non sarebbe scontato.

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