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I privilegi nei comuni

Adesso che il danno è fatto, si cerca di tornare indietro. Ma il rimedio - in questo caso - ha il sapore della beffa. Sedici consiglieri comunali di Caltanissetta su 30 - la maggioranza quindi - dopo avere bocciato il taglio ai propri compensi, ora ripropongono di farlo. Perché non hanno provveduto prima, avendo i numeri per legiferare? Perché la proposta era stata fatta da un partito e loro non erano stati consultati. Insomma, la proposta non è passata per fare un dispetto a quel partito. Non è proprio un bel modo di fare politica negli «interessi della comunità», visto che si sta parlando di soldi della comunità. Dopo alcuni mesi di tira e molla, tutto torna nelle mani degli stessi consiglieri che hanno bocciato i tagli e che ora li ripropongono. Con che speranze? Stavolta - dicono - di farli. Dopo tanti annunci sarebbe il caso.
Così come sarebbe il caso che la Regione mettesse mano anche ai doppi compensi dei consiglieri: il gettone di presenza e lo stipendio che continuano a mantenere nel posto dove lavorano. In questi tempi di magra, con 700 mila disoccupati in Sicilia che non sanno a quale Santo rivolgersi, non è un bell’esempio. Anzi, diventa sinonimo di privilegio di casta. Uno di quelli che non fanno amare la politica e i politici e che portano l’elettore a guardare con diffidenza a chi predica bene e razzola male.

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