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Riceviamo quello che ci spetta

Non solo tagli alla spesa ma anche l’abolizione nei fatti dell’Autonomia. L’offensiva del governo contro gli sprechi delle Regioni, e di quella siciliana in particolare, non conosce tregua. Dieci giorni fa c’è stato il primo atto con la riduzione dei trasferimenti: 240 milioni in meno che portano la dotazione di Palazzo dei Normanni a 4.560 milioni nel 2014. Una sforbiciata profonda che diventa un colpo di accetta considerando che fra mutui e personale la Regione spende ogni anno più di 2,7 miliardi. Con un bilancio così rigido sarà molto difficile alimentare nuove clientele, pagare ancora l’esercito dei forestali o gli inutili corsi di formazione. Ma anche assumere consulenti, prorogare i precari, coprire l’aumento record dei fondi riservati del Presidente. Insomma l’armamentario di sprechi e regali che ha caratterizzato la gestione degli ultimi anni.

Monti è andato più avanti. Per essere certo di aver messo fine alla stagione dello scialo ha proposto alcune modifiche costituzionali che, sostanzialmente, svuotano l’Autonomia. Non solo quella della Sicilia, ovviamente perché le nuove regole varranno per tutte le Regioni a statuto speciale. Ma certo con un’attenzione particolare per l'Isola. I controlli da Roma saranno molto più stringenti fino a rendere inutile la presenza del commissario dello Stato. Basta solo questo per capire che, a tutti gli effetti, la Regione siciliana verrà equiparata, di fatto, se non ancora di diritto, a tutte le altre. Speriamo solo che il senso del pudore impedisca qualunque difesa dello Statuto. Speriamo, davvero, che nessun politico siciliano si esponga al ridicolo difendendo i diritti traditi dell’Autonomia. Per carità un tradimento c’è stato: ma il pugnale era in mano alla Casta locale.

Perché una cosa va detta con chiarezza. Le Regioni, non solo la Sicilia, sono state un fallimento. Erano nate per avvicinare le istituzioni ai cittadini. Si sono trasformate in creature indecenti. Enrico La Loggia, nipote di uno dei padri dell’Autonomia e figlio di un ex presidente della Regione, ha dovuto con onestà riconoscere, da Presidente della Commissione per il Federalismo, che in dieci anni la spesa delle Regioni è cresciuta del 74%. A fronte non c’è stato nessun miglioramento della qualità dei servizi. La Sicilia si è comportata peggio di tutti. Non risulta che abbia migliorato in maniera sensibile la condizione dei cittadini, tranne che per i dipendenti e i “clientes”. Non ha dato impulso serio allo sviluppo economico.
Così oggi la Sicilia può vantare il doppio record negativo: quello dei disoccupati e quello delle tasse, fra maggiorazioni Irap (25%), rincari e accise. In queste condizioni che senso avrebbe difendere l’Autonomia? Da Roma riceviamo quello che ci spetta.

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