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L’Italia degli scandali

È faticoso tornare ogni giorno sugli stessi argomenti. Tuttavia la cronaca non lesina la dose quotidiana di scandali di una gravità tale da suscitare inevitabilmente un moto di indignazione. La stessa che assale leggendo dell'irruzione della Guardia di finanza nel mondo del pallone con la perquisizione nella sede del Napoli. Oppure dell'arresto dell'amministratore delegato di Tributi Italia accusato di aver intascato cento milioni di Ici non versata nelle casse di quattrocento Comuni (tra cui molti siciliani). Colpisce il degrado morale dei singoli soggetti ma, soprattutto, la mancanza di controlli. La stessa che ha permesso a Francesco Fiorito di alimentare i suoi conti correnti personali con 1 milione 380 mila euro sottratti alle casse del gruppo parlamentare del Pdl alla Regione Lazio.
Oppure al consigliere piemontese capace di presenziare a quattro eventi diversi, in località lontane, nello stesso momento. Uno e quadruplo come nemmeno nelle Sacre Scritture. Un evento tanto prodigioso gli ha permesso di incassare un premio di 31 mila euro a titolo di rimborso spese.
È chiaro che stanno saltando tutti i riferimenti di natura morale. L'appartenenza alla Casta, a qualunque titolo, sembra essere diventato il passaporto verso il furto e malaffare. Certo, le generalizzazioni sono sempre pericolose e rischiano di scivolare nel moralismo un tanto al chilo. Per fortuna la situazione è ben diversa. Ci sono milioni di italiani, anche in posti di responsabilità, che tutte le mattine si annodano la cravatta a vanno a lavorare svolgendo in maniera inappuntabile il loro lavoro. Quello che emerge dagli scandali, con puntualità assoluta, è la carenza nei controlli. Gli organi di vigilanza che dovrebbero presiedere al funzionamento dei vari uffici mostrano incapacità talmente palesi da essere sospette. Così, alla fine, deve sempre intervenire la magistratura per svelare il malaffare. Ovviamente i pm lavorano con l'accetta. Sono come i vigili del fuoco: per fermare le fiamme sono costretti a non guardare per il sottile. Ecco perché sarebbe necessario un controllo preventivo: la Federazione calcio per le eventuali irregolarità nel mondo del pallone evitando il sospetto della perquisizione a orologeria, ora che il Napoli viaggia verso la vetta della classifica. Presidenze e consigli di presidenza per le leggerezze dei gruppi parlamentari, sindaci e dirigenti comunali per il mancato incasso dell'Ici che ha portato all'arresto dell'amministratore delegato di Tributi Italia. Anche qui la solita domanda: come mai nessuno si è accorto di nulla? Come mai è stato necessario ricorrere alla magistratura per far emergere il furto? Non essendo proprio nati ieri capiamo benissimo che l'intervento della Procura è stato sollecitato. Una segnalazione che, però, non ha l'aspetto del moto di responsabilità ma della delazione. Magari per vendicare qualche offesa, vera o presunta. Così come lo scandalo di Francesco Fiorito non è frutto di un'operazione di bonifica politica e morale ma di un regolamento di conti all'interno del gruppo consiliare del Pdl. Ed è proprio questa la riflessione più amara: l'impressione che i componenti della Casta, come tutte le corporazioni, tendano a proteggersi a vicenda. Nessun controllo, niente vigilanza, tutti d'accordo fin quando funziona. Gli scandali emergono solo quando l'equilibrio si rompe. Magari come passaggio indispensabile per costruirne uno nuovo e più funzionale. Una sensazione raggelante: il dubbio di essere in presenza di una interminabile guerra per bande. A pagare sempre e soltanto il cittadino.

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