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L’aspettativa nell’era della disoccupazione

In questi giorni si parla tanto di riforma del lavoro, di disoccupazione dei giovani e di precariato.
Io sono una mamma indignata e delusa, ho 47 anni, sono vedova da 10 anni, disoccupata, ho dovuto crescere i miei 3 bambini da sola, con tante difficoltà anche a livello economico, senza l’aiuto delle istituzioni, perché le casse del Comune di Palermo sono sempre vuote per gli orfani e non tanto per festini, concerti, auto blu e tanti altri sprechi per cause meno importanti.
Comunque, il punto è un altro, sono riuscita a fare laureare la mia prima figlia in “Tecniche di Laboratorio Biomedico” con un voto più che meritevole con 110. Ha lavorato presso ospedali pubblici con contratti a tempo determinato, intervallati da lunghi mesi di disoccupazione per non avere avuto rinnovo di contratto perché non appoggiata politicamente (purtroppo qui le cose vanno così). Attualmente è disoccupata da 7 mesi.
Mi chiedo, come sia possibile che la legge permetta ad alcuni suoi colleghi assunti con contratto a tempo indeterminato in strutture ospedaliere pubbliche, di mettersi in aspettativa da queste strutture, cioè congelare il loro posto fisso, e così prendere gli incarichi a tempo determinato presso altre strutture pubbliche togliendo così la possibilità di lavorare a chi è disoccupato, e poi a scadenza di contratto ritornare al loro posto fisso. Chi troppo e chi niente!
Questa è l’ Italia di oggi e poi si parla di crisi. Chi fa le leggi? Com’è possibile tutto ciò? Una mamma indignata
Margherita Buonaventura

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