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Mutti, tecnico abituato a fare il trapezista

Lino Mutti in fondo a fare il trapezista è abituato. Cominciò proprio a Palermo nel 2002, quando guidò dignitosamente una squadra neopromossa in B che Franco Sensi ormai aveva abbandonato al suo destino. Tra mille difficoltà economiche chiuse bene al decimo posto e si guadagnò una panchina di A a Reggio Calabria. Peggio ancora gli è andata negli ultimi due anni, quando prima a Bergamo e poi a Bari ha assunto compiti disperati, quasi che i due club avessero avuto bisogno di una faccia rispettabile per nascondere i rispettivi fallimenti. Il fatto che in entrambi i casi Mutti abbia lavorato con coscienza nonostante la retrocessione certa gli è valso il «premio» Palermo. Ma anche qui in rosa l’esperto allenatore lombardo (tuttavia ha solo un anno più di Guidolin) dovrà cimentarsi in equilibrismi. Diversi, ma pur sempre equilibrismi. Il primo sarà quello di dare un volto a una squadra che dopo avere cambiato tre tecnici in sei mesi ci sembra disorientata. Non daremmo importanza alla partita di Novara (una buona partita di serie B) e ripartiremmo semmai da quello che il gruppo si sente di fare, ovvero dal dna di questo organico. Dunque per prima cosa Mutti dovrà farsi conoscere, anzi riconoscere, dal nucleo storico di questa squadra. Averne il sostegno e capirne gli umori. Parliamo di Migliaccio, Miccoli, Balzaretti, immaginiamo che anche Silvestre abbia un ruolo importante. I fallimenti di Pioli con la sua difesa a tre (alla quale lui stesso credeva poco) e di Mangia con i suoi continui e non sempre comprensibili cambi di modulo e di interpreti (mai la stessa formazione in quindici gare di campionato) devono insegnare qualcosa. Mutti, insomma, dovrà ridare in fretta una identità a questa squadra, che presenta tuttora molte incognite. Aguirregaray? Lo stesso Alvarez? Della Rocca, Mantovani, Lores? Per gran parte del pubblico rosanero tutti questi – impegnati a spizzichi e spesso in ruoli diversi – sono ancora misteri, ipotesi. Non sarà facile dare un’identità precisa a questo gruppo, tuttavia ci sembra che la base di partenza sia quattro difensori e tre centrocampisti, in avanti le soluzioni possono essere tante e molto dipenderà anche dal valore di Vazquez. Ma Lino Mutti dovrà essere bravo anche a gestire i rapporti con Zamparini. Dovrà ottenere risultati valorizzando i giovani che costituiscono il patrimonio del club; dovrà ragionare con la propria testa per non perdere la stima dei calciatori, tenendo tuttavia in conto i consigli del presidente. Non è facile realizzare tutto questo, non lo è storicamente, tanto che a Palermo gli allenatori si avvicendano quasi al ritmo delle stagioni. Infine Lino Mutti dovrà riconquistare il popolo rosanero, che è stanco di questi continui cambiamenti. Non ha che un modo per farlo: vincere e possibilmente fare giocare bene la propria squadra. Ma c’è anche un altro modo per guadagnarsi la stima dei propri tifosi: parlare chiaro. E se nel corso del girone di ritorno dovesse avvertire che la squadra non è attrezzata per grandi traguardi dica con chiarezza: «Puntiamo al massimo, a vincere ogni gara, ma pensiamo a salvarci e a fare crescere i nostri giovani». Il coraggio della verità è sempre un’arma vincente.

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