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Palermo asfaltato dal Milan: colpa della paura

di CARLO BRANDALEONE

Mai negli ultimi anni il Milan era sembrato tanto forte. Nella stagione 1950 travolse i rosa col risultato di 9-0, però quel giorno il Palermo un tiro in porta riuscì a farlo. Negli ultimi anni, nel rispetto dei diversi valori tecnici, la squadra rosa se l’era sempre giocata. E questo particolare probabilmente è sfuggito a Devis Mangia, che sabato ha messo in campo la squadra per lo zero a zero. Va bene farlo a Bergamo, dove puoi sperare anche di pareggiare senza mai calciare in porta; può riuscire contro la Lazio (non sempre), ma è del tutto sconsigliato a Milano. Perchè se dai la possibilità al Milan di giocare costantemente nella tua metà del campo non hai scampo. Pensiamo che il Palermo non sia stato presuntuoso, semmai un po’ spaventato. Anzi, troppo spaventato.
D’accordo che il «4-4-2» fino alla partita di Milano aveva funzionato e che i rossoneri hanno fatto una grande prestazione; però siamo convinti che se il Palermo avesse provato a giocare venti metri più avanti forse avrebbe perso egualmente, ma con l’onore delle armi. Le ripartenze con settanta metri di campo davanti difficilmente producono qualcosa. Inspiegabilmente sabato sera tra le due squadre chi ha pressato di più è stato il Milan.
Non vogliamo parlare di modulo (anche se un «4-4-2» senza ali e senza cross è quantomeno singolare), nè di scelte individuali. Dopo un 3-0 troppo facile sparare nel mucchio e magari si rischia pure di colpire un bersaglio, dunque vogliamo insistere su una questione di principio. Negli ultimi anni il Palermo ha lavorato per costruirsi una credibilità; non sempre ha fatto benissimo ma nel tempo prima Ballardini e poi Rossi hanno provato a giocare un calcio propositivo contro chiunque, anche a costo di subire qualche gol in più del dovuto.
Cercando di sganciarsi dalla visione del calcio sparagnina delle cosiddette squadre «provinciali», fortissime in casa per la spinta del pubblico e «materassi» fuori casa perchè incapaci di reggere il confronto tecnico con gli avversari. Tutto questo pensavamo fosse stato superato, tanto che nel corso di questi ultimi anni sono arrivate importanti vittorie esterne e mai (tranne a Napoli) lo scorso anno in trasferta il Palermo è stato schiacciato. Queste prime tre trasferte ci portano indietro nel tempo, ai primi anni della A, quando l’unica cosa che contava era non concedere nulla agli avversari, chiudendo ogni varco. Ma quello era un Palermo che doveva anzitutto salvarsi. Questo dovrebbe ambire a qualcosa di più.

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