E chi l’ha detto che i politici non vanno in vacanza, in tempo di crisi planetaria, manovre economiche, stangate e stangatine? E chi l’ha detto che i costi della politica sono ormai un tema caro ai politici stessi, pronti a sforbiciarsi qualche privilegio di troppo, in nome del bene comune? Un’occhiata a Palermo, please. Nella città più «finanziata» degli ultimi anni (ultimo «dono», i 45 milioni infilati nella flebo della comatosa Gesip), in cui solo un cittadino su dieci si può permettere una vacanza fuori porta di qualche giorno, il consiglio comunale - zitto zitto - ha chiuso i battenti. Le ferie sono sacre? E passi. Così magari risparmiamo sui gettoni, potrebbe pensare qualcuno. Povero ingenuo! Perché Sala delle Lapidi chiuderà pure per le vacanze, ma le sue galassie mica tanto: commissioni convocate praticamente tutti i giorni di agosto, che in fondo bisogna pur mettere insieme quelle 21 presenze che consentano di arrivare al massimo dell’indennità mensile. Ma se le commissioni hanno un sacco di lavoro da svolgere (e francamente nutriamo qualche perplessità) al punto da essere convocate per tutto agosto, perché allora non convocare anche l’assemblea e produrre atti concreti (all’ordine del giorno ne giacciono 123)? La domanda rimane ovviamente senza risposta, anche perché i 50 consiglieri comunali sono in tale senso plurirecidivi. Peccato per loro che un commissario regionale li abbia precettati per una delibera di natura tecnica da approvare sotto l’ombrellone. Già, ma in quanti si presenteranno? Saranno tutti in vacanza? Pardon, volevamo dire in commissione?
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