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La riforma della giustizia ci vuole

Napolitano ha affermato che non è fra i suoi poteri indicare una riforma della giustizia; tocca a maggioranza ed opposizione confrontarsi costruttivamente per risolvere il problema. Che evidentemente c’è.
Questa volta il richiamo viene dall’altezza del Colle e per amor di Patria – se ancora può essere usata questa espressione - non bisognerebbe lasciarlo cadere nel vuoto.
Il presidente Napolitano ha parlato in un’occasione speciale, mentre erano ospiti del Quirinale i magistrati tirocinanti. Gli argomenti toccati dal Capo dello Stato sono tanti e tutti rilevanti e osiamo sperare che i futuri magistrati li mediteranno. Napolitano ha ricordato che le toghe devono essere e apparire imparziali e non devono mai dare l’impressione che la loro azione punti ad avere riflessi politici. Magistrati che rinuncino al protagonismo, al sensazionalismo e che rispettino i diritti di tutti con misura e riservatezza, non soltanto possono recuperare credibilità agli occhi dei cittadini, ma possono attenuare gli effetti deleteri dello scontro in atto fra politica e magistratura.
Il Capo delle Stato ha toccato anche il tema delle intercettazioni, ricordando che vanno eseguite solo quando sono realmente indispensabili e comunque non vanno divulgate quando non abbiano rilevanza processuale o riguardino persone estranee all’inchiesta.
La radiografia eseguita da Napolitano è perfetta e tempestiva e non a caso arriva dopo che l’ondata giustizialista ha lambito la Camera, che l’altro ieri ha concesso il sì all’arresto del parlamentare Papa.
Il monito è stato diretto ai futuri magistrati, ma impegna anche la classe politica, che deve fare la sua parte per riassestare gli equilibri del sistema istituzionale. Napolitano ha affermato che non è fra i suoi poteri indicare una riforma della giustizia; tocca a maggioranza ed opposizione confrontarsi costruttivamente per risolvere il problema. Che evidentemente c’è.
Riusciranno i nostri eroi del ceto politico a recepire il messaggio di Napolitano? Esso è chiaro e forte ma i politici spesso hanno ignorato l’evidenza e gli interessi reali di questo Paese.
È evidente che il monito di Napolitano, tenuto conto del particolare uditorio, coglieva innanzitutto le macchie che in questa fase sfregiano le toghe, ma non possiamo ignorare il richiamo implicito alla classe politica, che non è riuscita a ridare razionalità e funzionalità all’intero sistema.
D’altra parte lo stesso presidente più volte ha stigmatizzato la politica del muro contro muro, che ha inchiodato il Parlamento e quindi il Paese all’inazione e alla sterile contrapposizione. Riuscirà quest’ultimo richiamo del presidente a schiodare la situazione? E quello che tutti gli italiani si aspettano per riconquistare il piacere di vivere in un Paese di democrazia matura, nel quale non si debbano temere né la giustizia-tritacarne, né la politica assente e lontana dalle aspettative e le speranze della gente. Questa è la nostra stessa speranza, che nessuno può toglierci, anche se i tempi sono quelli che sono.

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