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Formazione, tagli ma senza risparmi

I dipendenti in esubero degli enti di formazione siciliana avranno la loro cassa integrazione. Come gli operai della Fiat e delle altre imprese. Con una differenza, non proprio trascurabile: gli operai producono ricchezza. Gli addetti ai corsi professionali solo disoccupazione. Nonostante questa esperienza tanto fallimentare, rivendicano ugualmente il diritto allo stipendio anche adesso che il loro posto sparisce. Fra l'altro non si accontentano di poco: l'80% dello stipendio per cinque anni. Nel frattempo potranno restare a casa. Un trattamento di grande favore che, in questi termini, ricorda molto da vicino i privilegi di cui godono gli esuberi dell'Alitalia. La formazione siciliana come hostess e steward: che nobile accostamento.
Resta da capire la ragione di questo vantaggio. Certo non si può lasciare il personale senza stipendio da un momento all'altro. Tuttavia il beneficio appare veramente eccessivo. Soprattutto considerando il carattere sostanzialmente parassitario della loro funzione.
Ma, anche volendo tralasciare il tema della meritocrazia, resta aperta la questione generale. I tagli sono stati annunciati in un'ottica di risanamento. La Regione non ha più i soldi per finanziare aspiranti sartine, parrucchieri, improbabili esperti di computer. Da qui il migliaio di esuberi. Che farne? Problema certamente grave in una realtà economicamente anemica come la Sicilia. Giusto offrire un sostegno al reddito. Non anche i privilegi. A larghe spanne questa cassa integrazione costerà alla Regione non meno di venti milioni l'anno. E allora dov'è il risparmio? È una vicenda che ricorda molto da vicino le miniere di zolfo. Anche quella volta la Regione preferì mandare a casa gli operai pagando loro regolarmente lo stipendio. Almeno risparmiava sulle spese generali. Nel caso dei corsi di formazione, probabilmente, la riduzione di spesa riguarderà la luce elettrica, l'energia e qualche altro servizio.
A ben vedere il problema è sempre lo stesso. La Regione è uno stipendificio auto-referenziale. Chiunque riesca a metterci un piede dentro è certo che non uscirà più. Vale per i corsi professionali. Vale per lsu e collegati. Vale per i consulenti i cui incarichi vengono rinnovati in continuazione. Nessuno che sappia con chiarezza quali sono i compiti. Nessun lavoro vero da svolgere. Quello che conta è la busta paga. E allora perché stupirsi delle proteste che da giorni stanno terremotando il centro di Palermo? In fondo i manifestanti che cosa chiedono? Solo uno stipendio. Quello che ormai la Regione non nega più a nessuno. Perché dovrebbe farlo con loro? Il socialismo reale sta tramontando a Cuba. Non ancora in Sicilia.

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