Ancora una volta le acque che separano dall'Africa il nostro Paese sono diventate la liquida e atroce tomba per centinaia di persone. Il Mediterraneo sa anche essere crudele per chi vi si affida confidando nella efficacia di rotte millenarie. Non sapremo mai quante migliaia e migliaia di vite abbia inghiottito questo mare da quando è cominciato il fenomeno dell'immigrazione clandestina organizzato e sfruttato da «nuovi negrieri» che trattano uomini, donne e bambini come merci senza valore.
Ma la strage consumatasi a una quarantina di miglia a sud-ovest di Lampedusa non può inabissarsi nella nostra indifferenza di civili e liberi cittadini. Nel XXI secolo, quando in nome dell'umanità molti errori si compiono, un simile scempio non è accettabile.
Le prime notizie sono frammentarie, si parla di trecentocinquanta morti e di solo 51 superstiti, travolti dal rovesciamento di un barcone sovraccarico e inadatto a reggere l'avversità del mare. Fra i dispersi tantissimi bambini, un'altra strage degli innocenti. Ma la vera causa dell'immane sciagura non è né nella forza 6 delle onde, né nel vento a 29 nodi che tirava da nord-est, né nell'inadeguatezza dell'imbarcazione. Da anni siamo abituati a vedere assurdi gusci di noce gremiti fino all'inverosimile con il loro carico di sofferenza, speranze, speculazioni. Si pensi che qualche giovane è arrivato a pagare oltre mille dollari per salire a bordo della barca della morte. Quanto avranno pagato le madri con 1, 2, 3 bambini?
In verità si è creato e consolidato un sistema perverso che la civile Europa di fatto tollera, lasciando sola l'Italia a fronteggiare un'emergenza epocale. Gli sforzi compiuti dalla nostra marina militare e dal personale delle capitanerie è enorme e qualifica chi lo compie, ma purtroppo non basta.
C'è, ancora la responsabilità dei Paesi del Nord Africa che tollerano il concentrarsi di disperati e la loro successiva partenza dalle coste incontrollate. Chissà quanti politici africani sperano che, liberandosi di tante vite si possano ridurre la tensione e i contrasti all'interno dei loro Paesi.
Il barcone naufragato all'alba di ieri proveniva dalla Libia. Il colonnello Gheddafi fra gli altri ha stracciato anche gli accordi sottoscritti per limitare le partenze. D'altra parte il Rais è tutto preso dal bombardamento delle sue città e dei suoi concittadini: come potrebbe preoccuparsi di vigilare sulle coste? Abbiamo citato l'Europa molti governi dell'Ue ritengono probabilmente che l'immigrazione sia un problema esclusivo dei Paesi rivieraschi, ma questo è un tragico errore perché tutti coloro che toccano le coste italiane o francesi prima o poi finiscono con l'infiltrarsi negli altri Paesi dell'Unione. Nessuno può chiamarsi fuori. Ma oggi non dobbiamo occuparci di coloro che toccano terra, quanto di quelli che finiscono nell'abisso. Dobbiamo farlo per umanità e per un elementare senso di giustizia.
L'Europa non ha ancora trovato il modo di esprimere una concorde politica internazionale e di difesa, però non può sottrarsi alla necessità di concordare linee generali, vincolanti ed efficaci per fronteggiare l'immigrazione clandestina. Questo comporterà l'erogazione di fondi adeguati alle proporzioni del fenomeno. Questa tragedia si è compiuta mentre la politica italiana è divisa in un aspro e continuo battibecco che impedisce di affrontare qualsiasi problema. Anche le ultime vittime del mare saranno usate come materiale propagandistico. Il Mediterraneo ospita già tanti squali, gli sciacalli adesso sarebbero veramente di troppo.
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