La proposta di intitolare una strada a Salvo Licata è nata dal desiderio, sono certo non solo mio, di concretizzare un giusto riconoscimento nei confronti di un uomo che ha dato molto a Palermo e alla Sicilia grazie ad un lavoro che ha varcato i confini dello Stretto e che ha permesso a tanti artisti di esprimere al meglio la loro «sicilianità».
Licata ha dato molto a questa città: da giornalista, da autore di testi teatrali, da regista e da poeta, ha raccontato storie che hanno permesso a molti attori di compiere quel decisivo «passo in avanti»: penso a Paride Benassai, Giorgio Li Bassi, Lollo Franco, Giacomo Civiletti, Toni Sperandeo, Luigi Maria Burruano e tanti altri che sono in qualche modo «cresciuti» proprio attraverso le opere di Salvo Licata.
La proposta di intitolare una strada, dunque, vuole unire, non certo dividere. Per questo mi spiace che il direttore del Teatro Biondo, Pietro Carriglio, abbia opposto un secco - se pur garbato - «no» alla proposta: mi spiace perché penso che la sua prospettiva, il suo punto di partenza sull'intera vicenda, sua fuorviante. Il maestro Carriglio, infatti, sostiene la necessità di mantenere l'intitolazione della strada dedicata alla famiglia Biondo, che regalò il teatro alla città: ma la strada che Carriglio difende, proprio alle spalle del teatro, non è dedicata alla «famiglia Biondo», ma al «teatro Biondo». Una ridondanza? Probabilmente sì.
Ecco perché difendo la mia proposta, e anzi la integro: dedichiamo la strada a Salvo Licata, lasciando la dicitura «già via Teatro Biondo», e dedichiamone un'altra alla «famiglia Biondo».
Sono certo che questo percorso troverà il sostegno del maestro Carriglio, che si unirà a quello di una città che ha fame di cultura e che, purtroppo, oggi troppo spesso è costretta a difendere la sua memoria da un disinteresse sempre più preoccupante.
* deputato regionale Pd
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