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Palazzo delle Aquile, molte spese e poco lavoro

A spulciare le carte del Comune e i relativi costi della politica c’è da restare sempre sconcertati e increduli. Si scopre così che i 50 consiglieri comunali di Palermo dispongono all’incirca di tre dipendenti a testa, per l’esattezza 153, che costano alle casse comunali tre milioni e mezzo di euro all’anno. Un quinto di questi addetti svolge la sua attività a sostegno della presidenza di Sala delle Lapidi i quali, emerge, gestiscono un’agenda con circa 33 appuntamenti al giorno, un appuntamento a testa. Cifre scandalose soprattutto se messe a confronto con l’attività di Sala delle Lapidi, l’organo di rappresentanza della città, che sta splendendo in queste settimane per il suo immobilismo. Le sei sedute convocate ed effettuate in questo primo scorcio del 2011 hanno prodotto zero atti. Zero.
La città ha bisogno di mille decisioni, negli uffici di Palazzo delle Aquile giacciono le carte relative al piano regolatore del porto, al piano di edilizia economica e popolare per settemila alloggi, ai regolamenti per l’allestimento dei gazebo attesi da bar e pub, i Prusst. Solo per citarne alcuni. Davanti a tante emergenze il consiglio comunale non riesce a deliberare nulla. Eppure questa macchina che non produce nulla ci costa una cifra esorbitante. Né ci può rallegrare il fatto che il costo dei gettoni di presenza dei consiglieri comunali sia calato nell’arco di un anno di circa 400.000 euro. La politica cominci a giustificare i suoi costi. Non ci sono zone franche per gli eletti di Sala delle Lapidi. I quali dovrebbero ricordare anche i doveri verso la città. Doveri abbondantemente ignorati.

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