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Violenza in piazza, nulla da spartire con la democrazia

C’è grande voglia di violenza in giro. Quasi che l'Italia fosse come l'Egitto o la Tunisia. Non una grande repubblica dell'occidente democratico, ma una dittatura. Forse c'è un gruppo nutrito di professionisti della violenza che crede di vivere in un'altra dimensione. Non certo in un nazione industrialmente avanzata dove il dissenso politico si esprime liberamente nelle urne o nel dibattito delle idee. Di sicuro non nelle piazze facendo camminare le proprie idee sulla punta delle spranghe. Questi sono atteggiamenti che con la democrazia non hanno veramente nulla da spartire. Non c'è nessun tiranno da abbattere e nessuna libertà da conquistare. Tutto si svolge alla luce del sole secondo le regole di un ordinamento stabilito da un Parlamento espressione della libertà popolare.
In realtà i veri anti-democratici sono i manifestanti che ieri hanno cercato di raggiungere la villa di Berlusconi ad Arcore. Tafferugli, lanci di bottiglie, una sassaiola. Il bilancio finale parla di alcuni feriti lievi e diversi contusi. Niente di grave fortunatamente. Inutile dire che si è trattato di un caso. La violenza degli scontri poteva portare a conseguenze ben peggiori. Il gruppetto di estremisti che si è staccato dal corteo principale puntava evidentemente a creare disordini ben più rovinosi. Si tratta, in buona parte, di giovani dei centri sociali per i quali la violenza è sempre buon'amica. Ragazzi cresciuti all'ombra della bandiera rossa e dei simboli della falce e martello. Ancora convinti che il sol dell'avvenire splenda solo sulle terre liberate per effetto della rivoluzione proletaria.
In realtà manifestazioni come quella di ieri sono il frutto di un clima di violenza sempre più diffuso nel Paese. Derivano dall'impotenza delle forze di opposizione di cambiare le maggioranze con la semplice forza del voto. Sono legate all'incapacità delle forze avverse al governo di organizzare il dissenso secondo le regole democratiche, proponendo maggioranze e programmi di governo alternativi, invece di concentrarsi solo nella contrapposizione a un uomo, manifestando così evidenti vuoti culturali e politici. Per mascherare la propria incapacità si cercano le scorciatoie. Come far passare l'idea che il Paese è governato da una dittatura inamovibile come l'Egitto e la Tunisia. Così si apre la strada agli scenari peggiori. Compresa la violenza della piazza in un clima che diventa ogni giorno più avvelenato.
Contro Berlusconi è già stato lanciato il trepiedi di una macchina fotografica. Poi una statuetta che riproduceva il Duomo di Milano. Gesti isolati di poveri esaltati. Speriamo che i frutti avvelenati dell'estremismo si fermino qui. Di tutto ha bisogno questo Paese tranne che un'altra esplosione di violenza. Per questo è veramente giunto il momento di darsi tutti quanti una bella calmata. Prima di tutto nell'espressione verbale. Poi sulle piazze.

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