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Maltempo, auto prigioniere e la caccia ai responsabili

Adesso è cominciata la caccia alle responsabilità. Anas, Società Autostrade, Polizia Stradale. Ma anche Trenitalia, autorità aeroportuali, Comuni, Province. Il ministro Matteoli ha annunciato che convocherà i responsabili per capire che cosa è successo. Il governatore della Toscana, Rossi, ha già detto che presenterà un esposto alla Procura della Repubblica. L'inferno, sotto forma di una nevicata precoce, si è abbattuta sull'Italia centrale. Auto bloccate per oltre tredici ore, Firenze senza uno spazzaneve per le strade. La stazione di Santa Maria Novella chiusa al traffico con cinquemila persone ferme in attesa di un treno che non sarebbe mai passato. L'Italia spaccata in due. Episodi che certamente meritano un'indagine approfondita. Non solo per capire che cosa è successo. Ma soprattutto per evitare la recidiva.
Come sempre si cercano i colpevoli del giorno dopo. La prevenzione, invece, è una parola che nessuno riesce a declinare. Eppure già da una settimana, non solo la Protezione Civile, ma tutti i giornali e le televisioni avevano annunciato l'ondata di gelo che stava arrivando dalla Siberia dando inizio ad un inverno che, secondo le previsioni, sarà freddissimo.
Nessuno, quindi, può cercare l'alibi della sorpresa. Eppure nessuno ha dato l'impressione di farci caso. Primi fra tutti gli automobilisti che si sono messi in viaggio senza alcuna precauzione. I tir che, intraversandosi, hanno bloccato il valico appenninico hanno una responsabilità non certo inferiore a quella delle autorità competenti. Certo il collegamento da Milano a Napoli si chiama Autostrada del Sole. Ma non basta per fermare la neve. Tanto più che il tratto fra Bologna e Firenze è un nastro d'asfalto maledetto. Da quelle parti il sole splende solo in estate. Dall'inizio dell'autunno fino ad aprile inoltrato a farla da padrone è soprattutto il cattivo tempo. Una realtà nota anche al più distratto dei viaggiatori. Eppure in pochi venerdì sono saliti sui loro mezzi con le attrezzature necessarie. Un po' confidando nella buona sorte e un po' nella certezza che, se la situazione si fosse aggravata, qualcuno ci avrebbe pensato. Peccato che non lo abbia fatto nessuno.
E adesso è partita la caccia al colpevole accompagnata dal consueto gioco a scaricabarile. Ciascuno dei presunti responsabili addossa agli altri la colpa degli incidenti. Un gioco reso certamente più facile dalla frammentazione delle competenze. La dispersione dei centri decisionali a livello locale semplifica il rimpallo delle accuse. Ma purtroppo impedisce anche la centralizzazione delle decisioni.
Un tempo questo lavoro era affidato alle Prefetture. Rappresentavano il Palazzo del Governo e come tali avevano il controllo del territorio. Con il tempo le cose sono cambiate. Ci sono ancora i Prefetti ma non ci sono più le loro competenze. Sono state distribuite su una molteplicità di soggetti. Certo il tasso di democrazia del sistema è salito così come il diritto alla rappresentanza. Ma è cresciuta anche la confusione. Alla fine non si capisce più a chi tocca fronteggiare l'emergenza: alla Protezione Civile, ai Comuni, alle Province, alle Regioni? O ai consigli di quartiere? Non è ben chiaro. I risultati si vedono.  [email protected]

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