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Proteste violente, così si viola la democrazia

Con chi se la sono presa? A chi l’han fatta pagare? Chi volevano colpire le migliaia di studenti che ieri hanno letteralmente paralizzato Palermo e tutti i suoi snodi dei trasporti, dalle strade alle piazze, dal porto alla stazione centrale, fino alla pista di Punta Raisi? La risposta è una e una sola: la gente, i cittadini, i viaggiatori, i lavoratori, gli automobilisti. La cui unica «colpa» è stata quella di considerare ieri una normale giornata di lavoro. E invece si sono ritrovati intrappolati in un inferno, che col passare delle ore è straripato in una stupida e irrazionale guerriglia. Una protesta - condivisibile o meno che fosse - nata nei recinti universitari e scolastici, e progressivamente diventata una vertenza da strada, come le tante, troppe che ogni giorno fiaccano le grandi metropoli, Palermo in testa.
Che qualche volta finisce per estremizzarsi in assurda violenza, come è successo sempre ieri nella Capitale. Qualcuno dovrebbe forse spiegare agli studenti - almeno a quelli che hanno davvero a cuore le sorti del proprio futuro e non quelle dei propri interessi politici - che così non si difendono né la democrazia né la Costituzione. No: così si viola la prima e si colpisce la seconda.

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