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Sempre più vicini al voto anticipato

Tra la primavera e l'estate scorsa, Berlusconi - intuendo che con Fini sarebbe andata male - cercò un approccio con Casini. Il capo dell'Udc sarebbe entrato volentieri nella maggioranza, ma la crisi di governo che egli esigeva come passaggio obbligato, non gli fu concessa dal Cavaliere per due ragioni. La prima è che egli temeva che dimettendosi non avrebbe ricevuto il reincarico da Napolitano (Casini è tuttora convinto del contrario), la seconda è che la Lega non voleva saperne di spartire il potere con quell'Udc che vedeva il federalismo come il fumo negli occhi. Ancora due settimane fa Bossi mi disse di non volere aperture a Casini e di preferirgli comunque Fini: «Lo conosciamo meglio». Erano gli ultimi giorni in cui il capo della Lega premeva ancora per le lezioni anticipate, da fare comunque dopo febbraio perché era quello il mese in cui anche gli ultimi decreti sul federalismo sarebbero stati messi a posto. E accettava a malincuore che Berlusconi gli dicesse di andare avanti comunque, perché il Paese ha bisogno di governo e quant'altro.
La mossa di Fini di domenica ha cambiato completamente gli schieramenti di gioco. O meglio: Berlusconi è ancora convinto di andare avanti ed è - purtroppo per lui - lusingato da improbabili consiglieri che gli garantiscono i numeri per farlo, costi quel che costi. Bossi ha invece capito che rispondere picche a Fini significa davvero rovinare verso le elezioni anticipate in inverno, con il rischio che il federalismo - se non messo al sicuro entro dicembre (ma sarebbe possibile?) - potrebbe saltare per sempre. Mentre Berlusconi, se vincesse alla Camera, ma non al Senato, dovrebbe rinunciare alla presidenza del Consiglio.
Ecco dunque Bossi assumere il ruolo di mediatore e andare a vedere sul serio se Fini ha alzato una posta impossibile o se davvero è realistico un Berlusconi bis aperto all'Udc per completare la legislatura. Casini, che pure sembra aver rotto ogni canale di colloquio con il Cavaliere, incoraggia questi contatti, temendo peraltro che alla fine Berlusconi faccia saltare comunque il tavolo. Maroni ha sondato Fini e crede che la trattativa abbia un senso e una prospettiva. Bossi vedrà domani il presidente della Camera che si è preso l'intera settimana prima di confermare l'orientamento a ritirare la propria piccola, ma decisiva delegazione di governo. Si aggiunga che i consiglieri politici di Futuro e Libertà ammiccano attraverso il 'Foglio' di Giuliano Ferrara lasciando illudere Berlusconi che il premio per il senso di responsabilità del Cavaliere sarebbe addirittura la successione a Napolitano nel 2013…
Si fronteggiano, dunque, due embrioni nessuno dei quali ha la certezza di diventare una creatura con prospettiva di vita fuori della placenta del Palazzo. Il primo è un Berlusconi bis che richiami il vecchio centrodestra andato avanti fino al 2006. Il secondo è un governo di unità nazionale senza PdL (tranne alcuni nobili fuggiaschi) e senza la Lega.
Due ipotesi allo stato entrambe fragilissime, con la prospettiva delle elezioni anticipate che ancora per qualche giorno resta purtroppo quella più solida.

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