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Milan destinato a crescere ancora, Juventus da zona scudetto

La squadra di Allegri ha un Ibrahimovic che segna e fa segnare, i bianconeri crescono di domenica in domenica. E l'ex rosanero Cavani intanto fa meraviglie a Napoli

Far dibattiti sul primato dopo dieci giornate - e con una classifica molto stretta - mi sembra ancora tempo perso e nasconde il desiderio di non affrontare di petto argomenti più seri. Come gli arbitraggi. Senza drammatizzare gli episodi, ma per amor d'obiettività, capisco tutti quei lettori juventini che mi hanno segnalato - inviperiti - il rigore fasullo che ha consentito all'Inter di pareggiare con il Brescia.



Li capisco, i gruppi protestanti, ma mi pare più giusto segnalare che i due punti di San Siro non mancano alla Juve ma al Brescia. Che deve salvarsi e non vorrei che a fine stagione dovesse piangere su quel rigore realizzato da Samuel Eto’o. Lo stesso direi per la Lazio che, per la gioia di tanti commentatori - compresi quelli che, accusando Lotito di esagerare nel latino, non s'accorgono di avere problemi con l'italiano - è caduta, interrompendo la corsa del «catenacciaro» Reja; e per dir questo sono costretti a far finta che l'arbitro Morganti abbia diretto il derby con equilibrio, e invece ha negato alla Lazio un sacrosanto rigore che l'avrebbe riportata al pareggio con la Roma: detto questo, il derby non ha offerto temi calcistici di particolare qualità e non merita, dunque, approfondimenti tecnici che dedicherei piuttosto al Milan, alla Juve e al Napoli. Senza esagerare. Il Milan è destinato a crescere se non perderà per strada Ibrahimovic: lo zingarone sarà pure antipatico, ma mi sembra l'unico - insieme a Inzaghi - ad avere a cuore i destini rossoneri. Magari egoisticamente, magari per fare un personalissimo figurone, ma è innegabile che quando non segna fa segnare gli altri. Anche uno di nome Flammini.



Il che è tutto dire. Date tempo ad Allegri e alla fine raggiungerà come minimo la zona Champions. Mentre vedo crescere domenica dopo domenica una Juve formato scudetto. E sapere perchè? Perché Gigi Del Neri, ben consigliato da Marotta, sorride al destino crudele, va avanti e non si ferma nè trema neppure quando un avversario modesto come il Cesena fa rabbuiare anche il gelido Buffon. Mentre Moratti se la fa con Benitez per i tanti infortuni, dimenticando che l'infermeria dell'Inter lavora intensamente da anni, alla Juve evitano di proposito di far drammi perchè i subentranti non si sentano soltanto degli occasionali tappabuchi. Del Neri è bravo e fortunato: la Juve piange sulla squalifica di Krasic (secondo me ingiusta) alla vigilia del match con il Milan, e vince; perde dunque il serbo con classe ma anche altri pezzi pregiati e, pur avendo subito un gol dal Cesena, riesce a risalire e a vincere facendo scendere in campo anche il diciottenne Frederik Sorensen. Che a me fa venire in mente un altro Sorensen, un grande danese che fra il '49 e il '55 ha giocato fra Bergamo e Milano 200 partite segnando 80 gol, 52 per l'Atalanta e 28 per il Milan con il quale ha anche vinto uno scudetto.


So che Del Neri ha poca voglia di piangere, e un vasto settore giovanile cui attingere, aiutato da una vita da mister non facile, non favorita da club ricchi e potenti, quindi rivolta al lavoro, al sacrificio, alla filosofia, all'idea che avere un Sorensen strappato alla concorrenza tedesca se non è un lusso è comunque un fatto positivo. E adesso che il club ricco e potente ce l'ha, perchè mai dovrebbe piangere? Ho detto del Napoli meritevole d'attenzione e mi piacerebbe che Mazzarri cessasse ogni piagnisteo e ringraziasse i cielo che gli ha dato Cavani. L'uruguagio silenzioso ha segnato un gol fantastico, con un altro ha chiuso l'assalto a un Parma disperato. Fino a sabato Mazzarri diceva che Cavani non era un robot ma un uomo con il diritto/dovere di riposarsi. Forse Edinson non lo sapeva e ieri ha guidato il Napoli alla riconquista del San Paolo e dell'attenzione dei concorrenti con la forza di una prodigiosa giovinezza.

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