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Quella Cecenia dimenticata

Di Cecenia si parla poco, anzi quasi per nulla. Tra le paginate del delitto di Sarah è apparsa la notizia dell'assalto dei guerriglieri separatisti ceceni al parlamento di Grozny, con l'uccisione di tre poliziotti e l'eliminazione dei quattro ribelli. Poi il silenzio. E dire che sia il presidente della Federazione russa Medvedev che il premier Vladimir Putin, avevano più volte ribadito che il conflitto in Cecenia era terminato nel 1999 e che l'attuale capo del governo (filorusso) Ramzan Kadyrov (figlio di Akmat Kadyrov,assassinato nel 2004) aveva assicurato che la "pax russa" era ormai consolidata. Ma il blitz di Grozny, anche se fallito, ha dimostrato che siamo ancora ben lontani dalla fine delle ostilità. Se,infatti,i guerriglieri indipendentisti, che ora fanno capo a Hyssein Ggakayev (in esilio a Londra) possono attaccare addirittura il cuore del paese caucasico vuol dire che mantengono forti legami con la popolazione e che dispongono di un buon numero di militanti, di armi e risorse finanziarie. Insomma quella "guerra dimenticata" è ancora attiva e i lutti e le rovine di due guerre (nel 1994 e nel 1999) sono ancora vive. Si contano infatti in questi anni 100-150 mila morti nella popolazione civile, almeno 300 mila emigrati in altre repubbliche del Caucaso e in Russia.


Una lunga scia di sangue, come ci hanno raccontato di recente due scrittori nei libri appena usciti da Einaudi. Il primo, l'americano Jonathan Littell, nel racconto "Cecenia, anno III" ci descrive un paese in cui la corruzione, l'islamizzazione forzata, e l'omicidio mirato "sono l'orizzonte di un quotidiano terrore. "La Cecenia è come il 1937, il 1938, mi dichiara un dirigente di Memorial. Si sta portando a termine un grande piano edilizio, si assegnano alloggi ,ci sono parchi dove giocano i bambini, spettacoli, concerti, tutto sembra normale e…di notte la gente scompare": Ancora più sconvolgente il libro-testimonianza di Nicolai Lilin, "Caduta libera". Questo scrittore, di origine russa (oggi vive in Italia), stava in Cecenia in un gruppo di militari russi in Cecenia. Anzi,per due anni di servizio militare faceva il cecchino. I nemici,scrive Lilin,erano semplicemente gli "arabi"(definendo così ceceni, musulmani, afgani, talebani, terroristi, ecc.) che si dovevano semplicemente annientare senza pietà e "soprattutto senza esitare, pena la vita". Si uccide con armi ad alto potenziale o di precisione, ma anche con il pugnale o con una pistola appoggiata alla nuca. "E il corpo del nemico diventa un manichino,su cui continuare a sparare per esercitarsi". Questa è la Cecenia di ieri ,ma purtroppo anche quella di oggi. Una guerra che gli Usa e l'intero Occidente preferiscono ignorare per non turbare le relazioni (economiche e politiche) con la Russia di Putin. Ma ora la galassia dei gruppi combattenti ceceni sta cercando di aggregarsi in un unico fronte antirusso (e anti Kadyrov) e, a quel punto, le infiltrazioni di al Quaida potrebbero diventare più insidiose e più difficili da fermare, anche per colpa dei dirigenti del Cremlino che negli ultimi anni hanno sistematicamente eliminato tutti i leader riformisti.

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