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I "distinguo" passano e il ribaltone resta

Pubblichiamo un fondo della direzione sul Lombardo quater, pubblicato nella prima pagina del Giornale di Sicilia il 18 settembre 2010

Alla Regione sta per nascere un nuovo governo. Il quarto. In soli due anni. Si è a un record. Nella Prima Repubblica faceva scandalo il succedersi di un governo l’anno. Adesso nella Repubblica «nuova», in Sicilia, lo scandalo raddoppia. Non c’è male. Molti si compiacciono nelle stanze (o nei corridoi) della politica militante. L’Isola, si dice, è un laboratorio. Patria di formule e sperimentazioni. Qui si anticiperebbe la storia. Sarà. Ma chi da quelle stanze è fuori vede sempre più la Regione come una casa al buio. Dalla quale vengono fuori voci e riti non semplici da comprendere. O semplicemente incomprensibili. Abbiamo visto, in questi ultimi due anni, il partito votato dalla maggioranza dei siciliani, il Pdl, rompersi in due. Metà a sostenere un governo. L’altra metà contro. Ma tutti nel nome dello stesso capo, ossia l’attuale premier. Il quale, da parte sua, non smentiva né l’una né l’altra. Poi un altro partito voluto dagli elettori nella coalizione di maggioranza, l’Udc, essere relegato all’opposizione. E infine il maggiore partito dell’opposizione, il Pd, leader del centrosinistra tra i promotori di un governo sostenuto da maggioranza di centrodestra contro la quale i suoi elettori avevano votato... Ora si sarebbe a un ribaltone pieno, sia pur tra qualche contraddizione.
Il Pd sosterrà la nuova giunta, a quel che sembra, perché vede nello sviluppo della crisi una rottura tra il presidente e Berlusconi. Ma il presidente è leader di un partito che dichiara di sostenere Berlusconi in Parlamento nel voto prossimo sulla fiducia. E i deputati che si ispirano a Fini dicono di non volere accordi col Pd perché restano nell'ambito del centrodestra ma andrebbero in un governo sostenuto anche da lui.
Così i "distinguo" passano e il ribaltone resta. Brutto per la democrazia. Si è a una violazione plateale della riforma elettorale, da questo giornale a lungo sollecitata. Grazie alla quale sono gli elettori dell'Isola (i primi in Italia) che devono eleggere il presidente congiuntamente ad una maggioranza. Ma adesso vedranno cambiare maggioranza e giunta senza poter far nulla. Pessimo per la politica. Perché dietro non c'è nessun confronto serio e chiaro sui contenuti e sui programmi. Abbiamo assistito a oscure dispute su formule, alleanze, schieramenti e quant'altro.
Si consuma pertanto una svolta dall'esito incerto. Mentre la Sicilia si trascina dolente nella crisi. La regione produttiva si sgretola. Come tufo colpito da un piccone. La Fiat di Termini alla chiusura. I colletti bianchi della maggiore banca che devono fare i conti con esuberi da smaltire. Il polo chimico che arranca. Il cantiere navale che mendica commesse….. Mentre, negli apparati pubblici, sindaci e amministratori di ogni livello temono il prosciugarsi di risorse continuamente decrescenti al punto che sono a rischio molti stipendi. Si pone da tempo l'esigenza di una svolta forte nei nostri meccanismi di sviluppo. Per destinare le risorse possibili verso l'industrializzazione. Per spendere bene e rapidamente ingenti fondi europei e ministeriali. E ricondurre al giusto rigore la gestione delle risorse pubbliche dopo sprechi scellerati e assunzioni clientelari. Una svolta epocale, certo. Per la quale sarebbero necessari governi e maggioranze forti. In grado di dialogare e stabilire intese virtuose con gruppi e movimenti attivi della società regionale, con istituzioni e organismi nazionali e internazionali. Ma non vediamo nulla di tutto questo. Anzi. L'obiettivo ci sembra continuamente contraddetto da divisioni e scontri, da risse e faide. Secondo copioni conosciuti. L'acutezza della crisi dovrebbe indurre i vecchi governi a fare nuove cose. Temiamo invece che la politica guardi a nuovi governi e vecchie cose. Sperando di sbagliarci, aspettiamo l'evolvere dei tempi.

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