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Quei rimborsi elettorali ai partiti politici

Zitti zitti, quatti quatti, prima della pausa estiva i presidenti della Camera, Gianfranco Fini, e del Senato, Renato Schifani hanno fatto approvare quattro decreti che assegnano - udite, udite! - ben 286 milioni di euro di «rimborsi elettorali» ai partiti politici. Tutti approvati all'unanimità e nel silenzio generale (anche dei media). Come si è arrivati a questa iperbolica cifra in tempi di crisi e di tagli alla scuola, alla sanità e all'assistenza? Ed è possibile che neppure il ministro Tremonti, così attento alla spesa pubblica, non abbia nulla da dire? Innanzitutto vediamo come si è formato questo «tesoretto». Come è noto, per entrare ufficialmente in Parlamento è necessario superare la soglia di sbarramento del 4% dei voti complessivi alle elezioni, ma per usufruire dei rimborsi elettorali è sufficiente lo zoccolo duro dell'1%. Ed è quello che è successo alle elezioni politiche del 2008,nelle quali la Destra, Sinistra Arcobaleno e Socialisti non hanno superato il quorum, senza conquistare di conseguenza, alcun parlamentare, ma questi partiti si sono ugualmente presentati all'Erario per incassare. Il meccanismo di questa legge consente, infatti, che venga assegnato un euro di rimborso per ogni cittadino italiano iscritto nelle liste elettorali. Non solo, ma quando vengono indette le elezioni politiche il numero degli elettori viene moltiplicato per due, visto che si vota per Camera e Senato. In questo modo, cioè con un sistema di calcolo revisionato nel 2006, i partiti si distribuiscono la grande torta dei contributi pubblici, anche se il finanziamento statale è stato abolito con un referendum nel 1993.



È ancora più grave il fatto che se la legislatura, invece di durare cinque anni, viene interrotta appena dopo due anni, il finanziamento non cessa. Si cumula agli altri, precedenti e futuri. Come è avvenuto ora con i decreti di Fini e Schifani che mettono insieme i contributi relativi a diverse tornate elettorali: regionali, europee, politiche. Questo meccanismo fa incassare denaro anche a partiti e formazioni politiche scomparsi da anni, come ad esempio, la Rosa nel pugno (radicali, più Sdi), che continua a percepire 1,2 milioni di rimborsi annui per le elezioni dell'aprile 2006 alla Camera. Anche i presentatori di liste estere, persino in una sola circoscrizione sono stati premiati con una quota annuale di 200 mila euro. Questa è la ragione per cui le elezioni anticipate che vengono ventilate da più parti, non fanno paura a nessuno. Le risorse finanziarie sono comunque garantite, quelle passate e quelle future. Ma le caste, i faraoni del sistema politico pensano sempre di autofinanziarsi allegramente in barba alla volontà degli elettori? Tremonti, se ci sei, batti un colpo.

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