Il partito di Gianfranco Fini c'è già anche se il genitore fa di tutto per nasconderne il pubblico vagito. Per certi versi somiglia a un trovatello in cerca d'autore, ma c'è e la sua realtà cambia in maniera determinante la topografia del Parlamento. Chi si aspettava per ieri sera da Mirabello una mossa decisiva e tagliente come una lama di ghigliottina probabilmente, nell'immediato, è rimasto deluso, ma potrà consolarsi pensando che sta per aprirsi un periodo di instabilità e di logoramento. Nulla sarà come prima, le difficoltà per il governo non mancheranno, le stesse sorti della legislatura sono messe in discussione. Il discorso del presidente della Camera è stato double face: Fini ha esordito dicendo che si considera parte del centrodestra, che non cambierà mai campo e che è pronto a sottoscrivere i cinque punti relativi alle riforme che Silvio Berlusconi ritiene indispensabili. A condizione, però di poterne discutere gli strumenti legislativi di attuazione.
Qui sta il busillis. I cinque punti sono considerati da Fini e dai suoi dei semplici "titoli", bisognerà vedere quali saranno i testi. È evidente che su uno qualsiasi dei cinque punti che dovrebbero costituire il "patto di legislatura" potrà aprirsi una defatigante guerriglia parlamentare che metterebbe in gravi difficoltà il Partito delle libertà. È chiaro che il presidente della Camera cerca di guadagnar tempo, forse proprio per irrobustire il neonato Futuro e libertà. Un intervento double face, dunque. A Silvio Berlusconi è andato il riconoscimento di un incontestabile diritto a governare; Fini si è anche detto pronto a sostenere il "lodo Alfano" per impedire scorciatoie giudiziarie tendenti a colpire il capo del governo vanificando la chiara indicazione del corpo elettorale. Ma a queste dichiarazioni se ne sono aggiunte altre dure e pungenti per il Cavaliere. Il leader di Futuro e libertà ha alternato riconoscimenti e critiche aspre al presidente del Consiglio.
Due gli attacchi più forti:
1) Il Pdl è ormai fallito, morto e il partito neonato non vi rientrerà, Fini propone soltanto una maggioranza "a tre gambe": il Pdl (definito Forza Italia allargata), Lega e Futuro e libertà;
2) Berlusconi e i vertici del Pdl sono stati accusati addirittura di stalinismo, per la decisione con cui il 29 luglio scorso il presidente della Camera è stato cacciato dal partito, dichiarato incompatibile con i principi ispiratori del grande partito di centrodestra. È stato un atto illiberale, ha affermato Fini che ha rivendicato il diritto ai dubbi e alle critiche, omettendo di dire che per oltre un anno di questo diritto ha goduto con uno stillicidio di contestazioni al Cavaliere, al governo, alla maggioranza.
Il presidente della Camera è stato sprezzante con i "colonnelli e capitani" rimasti con Berlusconi. Ed è proprio a Berlusconi che ora passa la palla. Il capo del governo ha più volte lasciato capire di non essere disposto a farsi logorare come succedeva per certi premier della Prima Repubblica. Ma la strada che Fini lascia intravedere è proprio quella del confronto permanente che spesso si trasformerà in scontro. Silvio Berlusconi accetterà questa logica, o sceglierà la via della crisi e delle elezioni anticipate? La situazione del Paese imporrebbe la fine naturale della legislatura, ma è evidente che alle altre si aggiunge una nuova competizione politica, in grado di offuscare la consapevolezza dell'interesse nazionale. Gianfranco Fini ha parlato contemporaneamente di pace e di guerra ed è probabile che il Cavaliere non accetterà il pasticcio di blandizie e minacce preparato a Mirabello. La topografia politica è cambiata presto conosceremo l'ampiezza e la portata della novità.
Caricamento commenti
Commenta la notizia