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Basta musica assordante fino alle 3 di notte

Caro Giornale di Sicilia,
sono le due meno un quarto della mattina. Ancora svegli? Nolenti, ebbene si! Non riesco a dormire, non posso dormire. E non perché chissà quale pensiero mi frulla in testa. Non penso al fidanzato che mi ha lasciato o alle zanzare che mi tormentano. La colpevole è l’unica che non avrei creduto potessi mai accusare di qualcosa: la musica,o meglio il martellamento assiduo che l’essere umano ha creato. E’ così che un rumore assordante che proviene da quello che dovrebbe essere un semplice solarium davanti casa mia, mi impedisce di dormire, mi fa tremare i vetri, le mura di casa. Sono le due del mattino e dormire mi sembra un mio diritto, ma si sa,come spesso accade in questo mondo capovolto che è la Sicilia, non tutti i diritti vengono riconosciuti come tali.
Sono una studentessa palermitana residente nel lungomare di Isola Delle Femmine che ogni notte tutti i giorni a settimana tranne il lunedi (anche loro poveri si devono riposare…) dalle 11 e mezza di sera alle 3 del mattino deve sorbire un rumore continuo dal “solarium” (in realtà discoteca all’aperto), che più o meno fa TU TU TU TU TU!! una sorta di linea del telefono occupata che assiduamente ti martella in testa, intervallata a volte da urla incomprensibili e qualche nota “azzeccata”. E, miei cari lettori, sono arrivata all’apice, sono satura, colma, stanca. Abbiamo sentito marescialli , Arpa. Abbiamo filmato video, chiamato il sindaco, formato un’associazione. I carabinieri? Peggio di peggio. Non dimenticherò mai l’espressione di cane bastonato che assunse uno di questi poche settimane fa, dopo un mio ennesimo sfogo. Le parole che gli uscirono dalle labbra le ho ancora impresse nella mente, indelebili, parole poi scandite con attenzione e incredulità dal mio cervello: “E cosa ci posso fare io?”. Ho sedici anni, e so come divertirmi. Musica, feste, uscite, pazzie, non mancano mai! Ma il mio divertimento non ha mai violato il mio prossimo, e non capisco che “prio” possano provare i miei ormai “vicini”di casa a fare ciò. Questione di educazione probabilmente ,e di cultura. E ora proviamo pure a scrivere al giornale di Sicilia, nella speranza che almeno qui trovi se non un’ancora di salvezza, almeno un angolo di sfogo.
Nadia Di Franco

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