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Nuove carceri, una strada maestra

Il piano carceri del ministro Angelino Alfano non piace all'opposizione di sinistra. Non credo ci sia da stupirsi, perché, nonostante i ripetuti impegni di dialogo, quando si passa alle decisioni sulle riforme concrete sono pochi (a sinistra) coloro che riconoscono la volontà del governo di cambiare le cose. Anche nel campo dell'emergenza carceri. C'è qualcuno che contesta addirittura il termine "emergenza". Come definire infatti il sovraffollamento nei 274 penitenziari ,con 64.406 detenuti (al 4 gennaio scorso), contro una capienza "normale" di 44 mila? Una condizione veramente disumana, per usare un termine blando, che offende la dignità degli esseri umani, che già pagano per la privazione della libertà. Come chiamarla allora se non emergenza quel pericoloso addensamento umano nelle strutture penitenziarie, visto che non si può ricorrere nuovamente a un indulto o addirittura a una amnistia? Ricordiamo allora che l'indulto del 2006, approvato da quasi tutti i partiti, fece uscire dalle carceri 27.606 detenuti; se calcoliamo anche quelli liberati dalle pene alternative (17.387), sono tornati in libertà quasi 45 mila detenuti. Purtroppo almeno un terzo, dopo pochi mesi, sono però rientrati nelle carceri. Una lezione questa per i politici, per i magistrati, ma anche per i cittadini, almeno per quelli che avevano sostenuto quel provvedimento umanitario per sfoltire le carceri. Tutti col tempo si sono accorti dell'errore.
Ora, grazie al ministro Alfano (che ha seguito le indicazioni di uno staff di esperti di alto livello) si sta seguendo la strada maestra della costruzione di nuove carceri, non solo per superare l'attuale emergenza, ma per prevenirne di future: 18 nuovi istituti da costruire sul "modello L'Aquila" e 47 nuovi padiglioni all'interno delle esistenti aree penitenziarie da realizzare fra quest'anno e il 2011.
Con i tempi rapidi di costruzione si potrà concretamente affrontare una situazione difficile che richiede tempestivi interventi. Lo dice anche Franco Ionta, commissario per l'emergenza (una sorta di Bertolaso delle carceri). Questo progetto sarà anche sostenuto da una serie di norme che estendono la regola degli arresti domiciliari (almeno per chi ha residui di pena) e con altre misure alternative. L'assunzione di 2000 agenti penitenziari potrà garantire una migliore funzionalità del sistema carcerario, per il quale è stato assicurato un finanziamento aggiuntivo di 600 milioni di euro. Forse è necessario prevedere l'assunzione di un numero maggiore di guardie (lo sostengono i sindacati del settore), così come probabilmente non basteranno le risorse finanziarie programmate, come commenta l'ineffabile on. Donati (Idv) e qualche altro amico di Di Pietro. Di certo un piano non si può fermare per paura di un nuovo scandalo,come quello di qualche anno fa, sulle "carceri d'oro". Sembra, infatti, che quando non si trovano argomenti convincenti si dà corso a pretesti fantasiosi per cercare di screditare le decisioni del governo. Invece,cioè, di prendere atto positivamente, che finalmente, dopo decenni di immobilismo, si comincia a intervenire in un settore delicato (ricordiamo i 177 suicidi nel 2009), con determinazione e innovazione.
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