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Il Cnel costa troppo

Si può abolire il Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro), senza essere accusati di attentare alla Costituzione? Ora sono in molti a pensarlo. E se ne parla ciclicamente solo quando scade il mandato di un presidente (ora è la volta dell'ex ministro Antonio Marzano, che sarà sicuramente rinnovato). Quando abbiamo affrontato il tema, nel libro-denuncia I Faraoni (scritto con G. Mazzuca), nessuno ha osato affrontare questo argomento. Eppure quel capitolo era scottante.
Questo «inutile parlamento corporativo» porterebbe solo vantaggi alle casse dello Stato, visto che i dati da noi citati (il Cnel costava circa 16 milioni di euro l'anno) vanno aggiornati perché sembra che in questi ultimi anni abbiano superato i 20 milioni di euro l'anno, assorbiti dagli stipendi degli alti dirigenti, dai costi degli altri 70 dipendenti, dai collaboratori, da quelli della struttura e dalle ricerche e studi (che nessuno legge)e per retribuire i 116 consiglieri, nominati (non eletti) da tutte le organizzazioni sindacali, imprenditoriali,cooperative e da qualche tempo anche dalle associazioni di volontariato.
Destra, sinistra, centro: tutti sono rigorosamente rappresentati. Le uniche dispute nascono da organizzazioni (come sta avvenendo in questi giorni con la Cisl) che reclamano più posti nel Consiglio di Villa Lubin, in base al numero degli iscritti che sarebbero aumentati. A parte l'eco che ha suscitato qualche convegno, nessuno sente parlare del Cnel, che in 60 anni ha elaborato appena 16 disegni di legge finiti, come la stragrande maggioranza dei suoi pareri e degli documenti, nei cestini della Camera e del Senato.
Del resto vi sono molte associazioni private che fanno la stessa cosa, ma senza oneri per lo Stato. O per lo meno non di questa entità.
Per la verità, non guadagnano molto i consiglieri del Cnel (appena 1500 ero netti,che si riducono a 1.275 euro se non si partecipa alla riunione mensile). Sì, perché l'unico impegno è quella dell'appuntamento mensile. Poi ci sono le commissioni di lavoro, ma vengono sistematicamente disertate. Ovviamente lo status di consigliere è però molto agognato, anche per i benefict (viaggi,sconti nelle autostrade, nelle linee aeree e ferroviarie, ecc.) che comporta. Ecco perché le lobby degli imprenditori vanno a braccetto con quelle dei sindacati dei lavoratori per conservare questi privilegi offerti da un ente inutile. «In tutti gli anni in cui sono stato al governo o in parlamento non mi sono mai accorto della presenza del Cnel», ha dichiarato Lamberto Dini. Eppure l'ente di Villa Lubin continua a farsi definire «la terza Camera» dello Stato. Ma non è meglio lasciare questo titolo a «Porta a Porta» e, in tempi di crisi,risparmiare 20 milioni di euro chiudendo un ente riconosciuto da tutti superfluo?  [email protected]

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