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La Fiat investe a Pomigliano, scelta ardua

La Fiat ha deciso di andare a vedere il gioco. Investirà settecento milioni a Pomigliano nonostante il risultato del referendum sull'accordo sindacale non sia stato pari alle attese. La Panda lascerà la Polonia per trasferirsi in Campania. Un importante segnale di fiducia. Significa che la Fiat crede nell'Italia. «Molte cose stanno cambiando intorno a noi - ha spiegato il presidente John Elkann - e oggi può essere l'inizio di una fase diversa: il successo dipenderà da quanto ciascuno saprà essere protagonista di questo cambiamento».
Ecco il problema è tutto qui. Gli altri protagonisti della partita, a cominciare dai sindacati e dalla politica, saranno capaci si accettare la sfida con il resto del mondo? Il fatto che già la Fiom si sia chiamata fuori non rappresenta certo un buon inizio. Tanto più che, per la prima volta una grande produzione lascia un Paese dell'Est per tornare in Italia. Soprattutto al Sud. Doveva bastare questo per spingere la Cgil a fare ponti d'oro e dimostrare la piena disponibilità al cambiamento. Invece niente. L'ideologia ha trionfato. La difesa blindata del contratto nazionale, dello Statuto dei Lavoratori e di una legislazione vecchia di quarant’anni ha prevalso su ogni altra considerazione. Non importa se la flessibilità porta nuove opportunità al mezzogiorno. Non importa se rompendo vecchi tabù si creano occasioni di sviluppo. Tutto questo per la parte più radicale del sindacato non conta. I sacri testi non si toccano. Né importa se la loro applicazione letterale crea il deserto. Meglio il nulla che cambiare. Certo uno strano modo difendere gli interessi dei lavoratori. La rigidità della Cgil, infatti, non fa stare meglio gli operai. Casomai peggio visto che li condanna alla disoccupazione. In questa occasione i capi della Fiom si sono veramente comportati come cavalieri dell'inesistente.
Le cronache raccontano che Marchionne ha esordito nell'incontro con Cisl, Uil e Ugl lamentando "il vuoto" della politica. Ha descritto maggioranza e opposizione perse dietro a tutt'altri temi. Difficile dargli torto. Ha confessato anche di essere stato molto combattuto in questi giorni circa la decisione da prendere su Pomigliano. Alla fine il via libera con le parti che «s'impegneranno per assicurare tutte le condizioni di governabilità dello stabilimento». Speriamo che le promesse vengano mantenute. Altrimenti, e non è esattamente improbabile, la decisione della Fiat si sarà dimostrata una scelta non coraggiosa, ed è innegabile, ma addiritttura temeraria. Il che non giova certo né all’Italia né ai disoccupati in cerca di crescita e di futuro.

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