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Manovra, qualcuno deve pur “tagliare”

Tutti contro tutti? No, forse è meglio dire tutti contro uno, cioè il governo. Le polemiche roventi di questi giorni contro la manovra confermano una cosa che appariva già chiara sin dalle prime battute della manovra da 24 miliardi. Non c è categoria sociale, non c'è ente coinvolto, non c'è un solo settore che sia favorevole ai sacrifici economici imposti dalla crisi. O meglio tutti discettano sulla necessità di ridurre la spesa pubblica,di ridurre gli sprechi, i sovracosti, ecc., ma nella pratica queste affermazioni di principio rimangono sulla carta o servono solo come indicazioni per gli altri. È la stessa storia che si ripete, già nota in campo ambientale: il rigassificatore, il termovalizzatore, il reattore nucleare vanno costruiti, ma mai nel proprio giardino (l'effetto Nimby).
Anche qui, dai magistrati a tutte le categorie del pubblico, agli enti da sciogliere, alle Regioni, alle province, ai comuni, alle fondazioni liriche, ecc. Tutti appassionamene alleati, indipendentemente dal colore politico delle gestioni, nel respingere tagli, cancellazione di enti e riduzione e/o congelamento delle retribuzioni. Gli argomenti sono sempre gli stessi: le ingiustizie nei tagli, gli enti locali e le regioni virtuose che non andrebbero penalizzati, la salvaguarda delle carriere dei giovani magistrati (anche di quelli dei Tar e del Consiglio di Stato) e così via.
Al punto da fare "impietosire" persino quel coriaceo di Giulio Tremonti che promette lievi correzioni e aggiustamenti. Anche Berlusconi, strattonato da tutte le parti, talvolta ventila concessioni, poi ci ripensa (giustamente) e fa marcia indietro. È una telenovela che rasenta il ridicolo, anche perché l'opposizione (quel cavaliere della demagogia, che si chiama Di Pietro, e tanti dirigenti del Pd) continua a cavalcare il "no" delle tante categorie e corporazioni "colpite" dalla manovra. Ma senza proporre alternative credibili e realizzabili in tempi bevi .O meglio una proposta viene rilanciata, come un leit motiv: quella di tassare la rendita finanziaria. Sono pochi però gli esperti favorevoli a un aggravio di questa tassazione che scoraggerebbe ancora di più gli investimenti in borsa. Per il resto, nulla.
Tanti "no",tante manifestazioni con slogan demagogici, come quelli sulla libertà della cultura che verrebbe penalizzata dalla nuova legge sulle fondazioni liriche e così via.
Gli esempi di strumentalizzazione politica sono talmente tanti che non basterebbe questa pagina per elencarli. Ci limitiamo quindi solo a due casi: quello dell'Ispel (prevenzione e sicurezza sul lavoro) che il governo ha deciso di accorpare nell'Inail, un grande ente che si occupa proprio di infortuni sul lavoro. Questa "fusione" comporterà un risparmio fortissimo, ma i sindacati (e l'opposizione) sono contrari ed hanno già imposto il rinnovo dei contratti di 488 cococo. L'altro caso è noto: riguarda regioni, province e comuni, uniti in una santa alleanza contro il governo.
Nessun ente però si è preoccupato di presentare un piano per ridurre le spese, eliminando spese inutili (compresa la chiusura di inutili sedi all'estero, compensi a consulenti, costose auto blu, assunzioni clientelari di precari, ecc.). Vedremo se il federalismo fiscale, secondo il percorso prospettato dal ministro Tremonti, ci aiuterà a rendere meno costose e più efficienti le amministrazioni pubbliche, centrali e territoriali. Ma i dubbi sono molto forti.
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