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A tu per tu: Lagalla risponde al presidente di Azione universitaria

Ho letto con molta attenzione la risposta del Magnifico Rettore in merito al patrocinio concesso dall'Università al "Gay Pride" di Palermo alle critiche sollevate da Azione Universitaria. Nessuno mette in discussione che l'Università sia una palestra laica di confronto, animata dal pluralismo culturale. Così come condividiamo il rifiuto di ogni discriminazione sessuale, razziale o religiosa. La nostra comunità politica e umana ha subito per oltre 50 anni ogni tipo di intolleranza, ghettizzazione e violenza politica. Siamo gli ultimi ad augurarci che altri gruppi - a prescindere dall'orientamento sessuale, politico o religioso - subiscano quello che i nostri "padri" hanno ricevuto da certi "professionisti della tolleranza". Ma il patrocinio concesso dall'Università non ha nulla a che vedere con i valori quali confronto, tolleranza, multiculturalità e accoglienza. Ma l'Università ha aderito ad una manifestazione la cui piattaforma rivendicativa andava al di là di quei valori. Aderire al "Gay Pride" significa condividerne la totalità delle rivendicazioni. Questi argomenti, a differenza di quei valori condivisi da lei evidenziati, spaccano trasversalmente l'opinione pubblica. Gli stessi partiti si dividono davanti a temi così delicati che toccano la coscienza di ogni singolo individuo. Per questocontinuiamo a ritenere inopportuno questo patrocinio. Del resto l'Università di Palermo in passato non ha mai patrocinato eventi di segno oppsto, quali i tanti raduni a Palermo dell'associazionismo cattolico e laico su temi come la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale e la tutela della famiglia. Il sospetto legittimo è che l'Università abbia scelto di schierarsi apertamente. Abbiamo voluto soltanto dimostrare che su questi valori - che Papa Benedetto XVI definisce anche per i cattolici democratici "non negoziabili" - non tutta la comunità studentesca, e direi anche della docenza, è allineata al pensiero dei promotori del "Gay Pride".


Giammaria Saitta
Presidente Provinciale Azione Universitaria Un momento del Gay Pride a Palermo

Forse in ragione della sua giovane età, l'Amico Giammaria Saitta non ha memoria, anche recente, delle numerose occasioni nelle quali l'Ateneo ha patrocinato eventi di matrice cattolico-democratica, tradizione culturale nella quale peraltro sono nato e cresciuto. Credo però che la questione su cui oggi mi si permette di tornare sia così importante da trascendere gli steccati della polemica. Patrocinare una manifestazione non significa condividerne contenuti e rivendicazioni, ma piuttosto offrirle il diritto di esistenza. Il rettore (che peraltro è il responsabile pro-tempore di un Ateneo composto da anime diversissime tra loro) può anche non sposare la ratio, la matrice culturale, gli obiettivi di una manifestazione, ma può - anzi, talvolta, deve - fare in modo che istanze valide, robuste, vastamente rappresentate trovino modo di essere espresse. Proprio perché siano oggetto di dialogo, di dibattito, di confronto anche serrato. Lungi dal proporre un pensiero unico, dal teorizzare un allineamento della comunità studentesca e accademica a una visione monolitica delle cose; nell'ottica di quella palestra di dialogo che l'Università è chiamata a essere. Per questo trovo che sia concettualmente sbagliato sostenere che "aderire al Sicilia Pride significhi condividerne la totalità delle rivendicazioni" oppure che "l'Università abbia scelto di schierarsi apertamente". La tolleranza, l'accoglienza, la capacità di confrontarsi con il diverso da sé non sono concetti astratti, belle manifestazioni di principio, ma pratica concreta, quotidiana. Come diceva Voltaire, "Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee".

Roberto Lagalla
Rettore dell’Università degli Studi di Palermo

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