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Cina, suicidi in fabbrica e rivoluzione sociale

Qualcosa di molto importante sta accadendo in Cina. Non ce ne siamo accorti perché siamo troppo distratti, non solo dai mondiali del Sudafrica, ma anche dalle nostre vicende politiche ed economiche (le polemiche sulla manovra, sulle intercettazioni, sulla Fiat di Pomigliano e poi le diatribe sulla Padania, tra Bossi e Fini, e altre cosette minori). In Cina sta avvenendo una grande rivoluzione sociale, con suicidi a catena in grandi fabbriche e scioperi di vaste proporzioni.
Sino a poco tempo fa nel regime capital-comunista tutt'al più si registrava qualche breve fermata nei reparti delle fabbriche, che le autorità riuscivano a controllare senza troppi problemi, ma ora le cose sono cambiate e le conseguenze sono inimmaginabili e preoccupano moltissimo le autorità cinesi. Al punto che non sono più in grado di ricorrere solo alla repressione. Infatti,dopo i 12 suicidi nella fabbrica Foxconn di Shenzen e Longrua (azienda di 800 mila operai) e altri 50 tentativi dei giovani lavoratori di togliersi la vita, Pechino ha attuato una serie di misure per fronteggiare l'emergenza sociale, ma gli scioperi si sono ugualmente estesi a macchia d'olio ed hanno coinvolto anche il Nord, con gli scioperi alla Toyota di Tianjin, che sono stati sospesi solo perché la direzione della fabbrica ha riconosciuto un aumento della retribuzione. Attualmente la paga media di un operaio è di 900 yuan, più o meno 90 dollari; il salario massimo (provincia del Guangdong) è di 250 dollari. Qualche giorno fa le autorità di Pechino, per fronteggiare il fronte del malcontento, hanno deciso di aumentare gradualmente le retribuzioni del 20%,cominciando proprio dalle regioni centrali.
Non è certo se tutto questo sarà sufficiente a fermare la rabbia delle tute blu, visto che il caro vita ha raggiunto livelli insopportabili anche in Cina. E, nonostante l'alta incidenza dello straordinario (50 ore il carico mensile a testa), i lavoratori che arrivano dalle campagne non riescono a sopravvivere, pagandosi l'alloggio, il cibo, i trasporti e dovendo mandare una parte dei loro guadagni alle famiglie lontane. Quello che appare evidente è che la tendenza all'aumento del costo del lavoro mette una seria ipoteca sulla fortissima crescita dell'economia cinese. Ed è per questo che le autorità (e il partito comunista) sono molto preoccupate. Infatti, non bastano più le censure dei giornali, il controllo dei siti Internet perché i giovani operai usano messaggi anche in codice con i cellulari. Così come è avvenuto di recente in Iran con gli studenti dell'Onda verde.
Ora gli scioperi vengono promossi in modo sistematico con intelligenza con l'uso dei cellulari. Un salto di qualità nell'organizzazione delle proteste (per conquistare anche il diritto alla casa, alla previdenza, all'assistenza sanitaria, ecc.) che sta impiegando tutte le tecnologie dell'informazione. Siamo ormai certi che nelle prossime settimane le sorprese non mancheranno.

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