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Fuga dalla Sicilia, le mail dei lettori

La Sicilia muore? Colpa di chi scappa     
Salve sono Calogero figlio di siciliani emigrati al nord negli anni '60 con la valigia di cartone e lo spago, figlio di una generazioni di malcapitati, sfrattati a forza dai loro ricordi e dalle loro case, gente che ha sudato le proverbiali “sette camicie” per sfamare la famiglia. Ma che nonostante tutto non dimenticano le origini né cercano di cancellare il passato anche se doloroso; e che puntualmente ritornano al proprio paese.
Vi scrivo per manifestare il mio sdegno per tutti quelli che guardando la Sicilia da lontano, la ricordano come si ricorda un morto in una bara. Certo non si può generalizzare ognuno ha una storia diversa ne sarebbe giusto giudicare... ma per voi che siete scappati e non fate ritorno personalmente non vi ammiro né vi stimo per le vostre cartoline con : “Saluti da ...” (in particolare a quelli da oltreoceano).
Forse avete fatto fortuna o avete messo su famiglia, bene, ma almeno risparmiateci la patetica nostalgia e commenti qualunquistici. Se la Sicilia “muore” forse ad “ucciderla” non è certo la mafia (anche se contribuisce), ma tutti quelli che fuggono e non sanno lottare per cambiare le cose.
Io in questa terra non ci sono nato ma mi sento comunque siciliano, e farò il possibile per ritornarci definitivamente, spero con idee e progetti da realizzare. La Sicilia sta aspettando i suoi figli e tutti quelli che hanno voglia di ritornare con idee e progetti da investire sui giovani. Calogero Notaro, Genova



L'incapacità di reagire alla Lega Nord     
C'è tanta delusione e frustrazione in me, un giovane palermitano che per i tanti motivi ovvi ha "deciso", se di decisione si può parlare, di trasferirsi al nord. Sono deluso e arrabbiato con una classe politica siciliana, vecchia e clientelare, incapace di programmare e gestire, ed incapace di promuovere la crescita nella nostra Terra. E sono immensamente frustrato nel vedere l'incapacità, da parte di tutta la classe politica  meridionale, di reagire di fronte ai continui attacchi apportati dalla Lega Nord.I nostri politici sono forse incapaci di vedere la pericolosità delle proposte avanzate dal Carroccio?
Le politiche della Lega sono visibilmente mirate a garantire un ulteriore crescita del Nord, a garantire una maggiore ricchezza ed un maggior benessere per il proprio popolo.
Legittimo, si potrebbe dire, se solo non ci fosse sud ancora povero e distante dagli standard economici settentrionali. Un sud in cui il tasso di crescita del PIL è in linea con i più deboli Paesi in via di sviluppo. Un sud in cui si registrano dei tassi di disocupazione tra i più alti d'Europa (più alti che in Grecia!). Quanti giovani dovranno ancora emigrare prima di capire che bisogna programmare una seria e lungimirante politica economica? Quanta tempo dovrà passare prima che la nostra classe politica si renda conto del pericolo che incombe sul Mezzogiorno? Vorrei vedere un futuro radioso per la mia Sicilia e per il Mezzogiorno in generale, ma non ci riesco. Vorrei poter dire ai miei genitori che un giorno tornerò in Sicilia, ma non ci credo. Però credo che fin quando ci sarà questa classe politica non ci sarà futuro per la mia terra, e spero che al più presto il popolo siciliano si svegli e capisca che è l'ora di cambiare, che è l'ora di dar fiducia ai giovani che posseggono quella voglia e quella passione necessaria per poter veramente cambiare la nostra amata Terra. Nicola Martorana    

Sei anni in Usa, ma ora voglio tornare

Anche io come tanti ho messo la mia laurea in una valigia deluso della terra che lasciavo, carico di sogni e speranze con destinazione USA. Oggi vivo e lavoro come ingegnere in Louisiana e quei sogni li ho già quasi tutti realizzati in appena sei anni, ma voltandomi indietro tra il rammarico e la nostalgia, quella terra che mi aveva quasi cacciato a calci e che tanto mi manca, mi appare oggi diversa, sotto un’altra luce, perfino più bella di quanto non sia già. E non solo la terra in sé, ma anche e sopratutto i suoi abitanti.  
La distanza mi ha certo aiutato a porre tutto nella giusta prospettiva, e smaltita la rabbia di chi è costretto ad andarsene, anche l’America, dapprima mitizzata, mi è apparsa con tutti i suoi limiti e contraddizioni. Ho presto realizzato che la Sicilia non è solo un nome, un luogo, o un triangolo su una cartina, e’ un modo di essere, di vivere, di sentire, una convergenza di culture, di sapori, di odori, che solo al centro del Mediterraneo ha diritto di cittadinanza. E’ vero, manca il lavoro, il futuro, le prospettive. E’ vero, la classe politica è corrotta od inefficiente e la mafia non abbellisce di certo il quadro. Ma siamo quello che siamo anche grazie a questi elementi negativi che stimolano il nostro istinto di sopravvivenza e il nostro spirito di adattamento, viviamo queste sfide ogni giorno e tanti, ma tanti di noi le vincono con onore senza bisogno per questo di rinunciare a fare un bagno a Mondello, o a mangiare un gelato, distanti mille chilometri da casa.  Io sono scappato via da Palermo, ma c’è chi è rimasto e ha combattuto le mille piccole e grandi difficoltà quotidiane, dal lotta per il parcheggio alla ressa sui bus, dalla fila alle Poste ai prezzi impazziti del pane, e a questo eroe “domestico” oggi vorrei tributare la mia stima e la mia ammirazione. Oggi sono più orgoglioso di essere Siciliano di quando me ne sono andato, e già da diversi mesi ho cominciato la mia ricerca di lavoro allo scopo di ritornare nella mia terra, dove voglio fare studiare e crescere mia figlia, dove voglio mettere finalmente radici. Di sicuro a quei colleghi e amici americani che mi chiedono quante ore di macchina ci metto per tornare in Sicilia, o che mangiano la “real sicilian pizza” con il pollo, per i quali conoscere una seconda lingua è inutile, e che “se c’e’ scritto sul manuale lo sanno fare... altrimenti niente” dico: SORRY, SICILY IS WHERE I BELONG. Cristiano Scorsone, Louisiana  

Da commesso in un discount siciliano a criminologo negli Usa     
Sono Alessandro e vivo a New York da ormai 10 anni. Una decade è passata dal pomeriggio in cui schiacciavo scatole di cartone per conto di un Discount alimentare presso il quale lavoravo come repartista. All'età di 25 anni mi sono svegliato dall'idea che tutto andava bene o dall'idea che dovevo accontentarmi perchè non c'era altro impiego. Sono partito per gli stati uniti perchè non sentivo più la mia patria che mi abbracciasse! Essere stato messo da parte credo sia stata la sensazione che ho maggiormente avvertito. Adesso sto per laurearmi in Criminologia!  La nostra Sicilia è il paese più bello al mondo, ma è come una deliziosa mela rossa ormai piena di ghiotti vermi! Alessandro Somma, New York


Via dalla Sicilia, oggi come 40 anni fa
A leggere le parole di Alessandro da New York mi commuovo e mi ricordo i miei anni trascorsi fuori dalla Sicilia. Vivevo la speranza che un giorno i giovani come Alessandro non avrebbero avuto i miei stessi problemi di 40 anni fa. I nostri politici visto il degrado in cui vive gran parte della gente, da buoni cattolici dovrebbero cominciare a pensare un po’ al prossimo e soprattutto alle nuove generazioni. Un grazie al Cardinale Romeo per la presa di coscienza e un augurio grande al signor Alessandro, con la speranza che possa ritornare in questa bella città. Andrea Mannoia, Palermo


Quel che provo tornando in Sicilia
Da anni vivo in Lombardia ma ritorno spesso nella mia amata Sicilia, non solo in estate. Nei giorni scorsi siamo sbarcati a Palermo con un traghetto e subito ci siamo ricordati, perchè spesso la nostalgia cancella le cose brutte, di come sia differente questa terra dal resto dell'Europa e come cose che sono ovvie ovunque siano in Sicilia assolutamente impossibili da realizzare. Prima di tutto all'uscita del porto, non un semaforo o una rotonda a regolare immissione delle auto nel traffico cittadino, è possibile che a nessuno sia mai venuto in mente di mettere qualcosa che regoli il traffico? Io per potere passare ho approfittato di un automobilista temerario che uscendo dal porto si è buttato sull'incrocio e mi ha coperto dalle auto che arrivavano. Poi lungo le strade il traffico caotico e non incanalato, a questo punto mi sono chiesto il motivo per il quale la gente guida così disordinatamente. La mia risposta è che non vi è nessun tipo si segnaletica orizzontale. Non una riga che indichi quante corsie ci siano al Foro Italico o su via regione siciliana o una linea di mezzeria che segni il centro di via Messina Marine, non una riga che indichi uno stop o un dare precedenza o indichi dove è autorizzato il parcheggio. È possibile che strade anche asfaltate da poco non vengono poi completate con la segnaletica orizzontale, mi chiedo come mai questi lavori vengano collaudati anche se le strade non sono completate. Per potere vedere come si gestiscono le strade invito i tecnici del comune a collegarsi su google map cercando una città simile a Palermo o a visitare qualsiasi città europea, magari senza fare spendere niente al Comune si facciano una gita d'istruzione all'estero. Per poi non parlare dello sporco e delle erbacce sulle strade. Esprimo questa mia amarezza, che non è l'unica, perchè credo che si tratti di piccole cose che però riguardano la faccia che noi mostriamo a chi viene a trovarci e che offusca il lavoro di tutti i siciliani che con grande difficoltà fanno semplicemente bene il proprio compito nel rispetto del prossimo e del futuro di questa terra. Angelo Cancelosi


La mia rinuncia a vivere in Sicilia     
Vivo da alcuni anni stabilmente al Nord, e precisamente nella bassa bresciana, dove ho provato a dare il la per realizzare i miei desideri e le aspirazioni, perchè al tempo in cui vivevo in Sicilia le condizioni per raggiungerli erano mancate. Di fatto conduco una vita normale qui al Nord; in Sicilia svolgevo la professione di psicologo scolastico, precario, e vista la condizione lavorativa, mi era impossibile accedere agli studi post lauream di specializzazione in psicoterapia, dove per potervi accedere, di fatto è necessario, o possedere un portafoglio a fisarmonica, o essere figli di papà.
La necessità di aprirmi al mondo e al cambiamento è scaturita dell'evidenza che la Sicilia è una terra limitante. Faccio parte di quel gruppo di persone, che ha capito, che la propria strada bisogna costruirsela, con le proprie mani, e lontano dalla Sicilia, perché qui da queste parti in Sicilia, è difficile, se non impossibile, riuscire a costruirsi un'esistenza normale. Infatti in Sicilia e in particolare a Palermo, non c'è niente che funziona, e l'unica cosa che rimane, e va forte è il calcio. L'attaccamento alla mia terra rimane molto forte e tutti i giorni, grazie ad internet, seguo le notizie della mia città palermitana. Tra le tante notizie che stimolano la mia attenzione, ho saputo dell'ultima emergenza dei precari.
La gente siciliana vive nell'illusione che lo Stato prima o poi interviene, e con la bacchetta magica, e si mette a dare uno stipendio, a ciascuno dei suoi abitanti. Io questa credenza, l'ho considerata molto presto falsa, e ho preferito provare a risolvere il problema, uscendo dalla situazione assurda, di perseverare di volere vivere in Sicilia.
Tra i tanti aspetti che in Sicilia non quadrano, c'è ad esempio, il problema di molti giovani, che nel tentativo di sottrarsi, alle sabbie mobili della disoccupazione, essendo privi di distrazioni lavorative, decidono di conseguire una laurea, con il nobile fine di volere imparare una professione, al conseguimento del titolo; ma molto presto il neodottore, deve prendere consapevolezza, che le lauree, non si rivelano titoli professionalizzanti, per cui se dopo la laurea, non si accede agli studi post lauream, o anche a dei lunghi tirocini non retribuiti, al fine di potere acquisire un'autonomia professionale nel settore, esercitare una professione può diventare anche impossibile. Tutto ciò lo vediamo con l'alto tasso di disoccupazione, tra i neo dottori. Antonio Castronovo, Manerbio (Brescia)


La Sicilia vista dagli Stati Uniti
Sono un palermitano che vive negli Usa. Seguo il vostro giornale online, spesso leggo cose che mi fanno sentire malissimo, tipo l’immondizia, cimiteri sporchi, l’elenco sarebbe lungo, mentre vorrei vedere solo cose tipo il world beach festival, questa è la Palermo che vorrei vedere. La Sicilia ha delle potenzialità turistiche inimmaginabili, perché non sfruttarle? La Sicilia non ha niente da invidiare ai Caraibi. Salvatore Gurrieri

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