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Sei anni in Usa, ma ora voglio tornare

Anche io come tanti ho messo la mia laurea in una valigia deluso della terra che lasciavo, carico di sogni e speranze con destinazione USA. Oggi vivo e lavoro come ingegnere in Louisiana e quei sogni li ho già quasi tutti realizzati in appena sei anni, ma voltandomi indietro tra il rammarico e la nostalgia, quella terra che mi aveva quasi cacciato a calci e che tanto mi manca, mi appare oggi diversa, sotto un’altra luce, perfino più bella di quanto non sia già. E non solo la terra in sé, ma anche e sopratutto i suoi abitanti.  
La distanza mi ha certo aiutato a porre tutto nella giusta prospettiva, e smaltita la rabbia di chi è costretto ad andarsene, anche l’America, dapprima mitizzata, mi è apparsa con tutti i suoi limiti e contraddizioni.  
Ho presto realizzato che la Sicilia non è solo un nome, un luogo, o un triangolo su una cartina, e’ un modo di essere, di vivere, di sentire, una convergenza di culture, di sapori, di odori, che solo al centro del Mediterraneo ha diritto di cittadinanza.  
E’ vero, manca il lavoro, il futuro, le prospettive. E’ vero, la classe politica è corrotta od inefficiente e la mafia non abbellisce di certo il quadro. Ma siamo quello che siamo anche grazie a questi elementi negativi che stimolano il nostro istinto di sopravvivenza e il nostro spirito di adattamento, viviamo queste sfide ogni giorno e tanti, ma tanti di noi le vincono con onore senza bisogno per questo di rinunciare a fare un bagno a Mondello, o a mangiare un gelato, distanti mille chilometri da casa.  
Io sono scappato via da Palermo, ma c’è chi è rimasto e ha combattuto le mille piccole e grandi difficoltà quotidiane, dal lotta per il parcheggio alla ressa sui bus, dalla fila alle Poste ai prezzi impazziti del pane, e a questo eroe “domestico” oggi vorrei tributare la mia stima e la mia ammirazione.  
Oggi sono più orgoglioso di essere Siciliano di quando me ne sono andato, e già da diversi mesi ho cominciato la mia ricerca di lavoro allo scopo di ritornare nella mia terra, dove voglio fare studiare e crescere mia figlia, dove voglio mettere finalmente radici. Di sicuro a quei colleghi e amici americani che mi chiedono quante ore di macchina ci metto per tornare in Sicilia, o che mangiano la “real sicilian pizza” con il pollo, per i quali conoscere una seconda lingua è inutile, e che “se c’e’ scritto sul manuale lo sanno fare... altrimenti niente” dico: SORRY, SICILY IS WHERE I BELONG.   



Cristiano Scorsone, Louisiana   

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