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Quanti ostacoli al credito d'imposta

Bisogna prenderne realisticamente atto: in questa nostra Isola il tempo non è considerato un valore. L'ennesima conferma arriva dalle norme di attuazione sul credito di imposta a favore degli investimenti. Ma se arriva la conferma all'assunto iniziale, non arriva invece il completamento dell'intero iter, sul quale, si badi bene, pesa ancora la spada di Damocle dei fondi Fas che la Sicilia continua ad anelare, e senza i quali la norma resterebbe un esercizio accademico. Se tutto questo complesso scacchiere non vede le sue pedine andare ciascuna al proprio posto, le imprese siciliane non possono materialmente avviare gli investimenti. Il senso della norma è quello di dare un contributo, sotto forma di credito di imposta, alle imprese siciliane artigiane, manifatturiere, estrattive, turistiche ed in generale dei servizi. L'aiuto dovrebbe, nelle intenzioni del legislatore, stimolare nuovi investimenti. Allo stato delle cose, appare probabile che la norma possa produrre i suoi benefici soltanto dall'esercizio 2011. E dire che il credito di imposta consentirebbe di agevolare investimenti in macchinari, attrezzature, autoveicoli industriali in terreni ed in immobili. La dotazione finanziaria complessiva, nel periodo 2008-2013, assomma a due miliardi e 400 milioni; un piatto ricchissimo, destinato ancora per un certo tempo a non vedere commensali. Il laconico documento, accessibile dal sito della Regione, sullo stato dell'arte, rinvia alla definizione di procedure informatiche con le amministrazioni competenti ed alla consueta, immancabile circolare esplicativa. Questo sul credito di imposta è un provvedimento corretto nella sostanza, perché selettivamente a favore delle imprese, ma blando nei suoi effetti perché decisamente tardivo. In realtà non è soltanto una responsabilità della Regione, la quale comunque si porta dietro il peso di impiegare quasi un anno per attuare una legge, ma anche delle avverse condizioni congiunturali. Alle imprese siciliane, all'uscita (forse) di una crisi senza precedenti, oggi come oggi non interessano tanto le imposte da compensare, quanto piuttosto la liquidità. La crisi di circolante nel nostro territorio, complice un sistema bancario anch'esso sulle difensive, è senza precedenti. I ritardi ormai cronici nei pagamenti del committente pubblico aggravano ulteriormente il quadro e concorrono a determinare la classica situazione del cane che si morde la coda. I miei clienti non mi pagano ed altrettanto faccio con i miei fornitori: è questo il nostro quotidiano. In una regione che spende annualmente almeno un paio di miliardi di euro nelle forme diffuse di precariato o nella formazione, nessuno ha trovato il tempo ed il modo di dirottarne magari una piccola parte verso le imprese, nella più vitale ed utile delle forme: denaro liquido. Domani sarà bello per qualche imprenditore chiudere i battenti, sapendo comunque di essere a credito con il fisco.

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