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Sicilia e Campania, un peso economico per l'Italia?

The Economist, il noto settimanale inglese, ha ridisegnato con toni sarcastici la mappa d'Europa, spostando le nazioni secondo (presunte) logiche di affinità culturale e di affidabilità finanziaria. L'Austria va così al posto della Svizzera che, a sua volta, diventa una escrescenza tra Svezia e Norvegia. La Polonia diventa un'isola nel mare del Nord. L'Italia da Roma in giù viene separata dal resto del Paese ed aggregata alla Sicilia, dando vita ad un nuovo "Regno delle due Sicilie" che lo stesso The Economist, in maniera insultante, definisce "Bordello"! Non passano due giorni dalla inusitata sortita del giornale inglese, ed un esponente politico nazionale (a scanso di equivoci non era un leghista) decide di impegnarsi in un acrobatico esercizio statistico, per addivenire alla conclusione che l'Italia, senza la Campania e la Sicilia, avrebbe lo stesso livello di benessere economico di Francia e Germania! Bizzarrie si dirà; ma non prive di conseguenze negative. Questo Giornale ha dato vita da qualche mese alla rubrica "Noi e Loro" nella quale, attraverso brevi notizie, si fa emergere il progressivo distacco del mezzogiorno e della Sicilia dal resto d'Italia. Un distacco che non si misura attraverso sofisticati parametri economici per addetti ai lavori, ma piuttosto attraverso le piccole e le grandi defaillance dell'apparato pubblico meridionale. E' il tentativo di rappresentare in termini apparentemente lievi un problema pesante; nei fatti è la dimostrazione tangibile di una deriva, avviatasi oramai da tempo. Oggi Sicilia e Campania restano "a sud" delle ricche regioni del centro nord ma, ciò che è più grave, si collocano a sud dello stesso mezzogiorno italiano. Sempre più numerosi, infatti, sono gli indicatori che confermano questa cruda verità, in comparti chiave come la sanità, i rifiuti, i trasporti pubblici o l'istruzione. E sorprende non poco che i servizi pubblici anche di diretta competenza statale confermino questa realtà. Se infatti possiamo considerare un'ovvietà che la sanità lombarda sia di gran lunga più efficiente di quella siciliana, assai meno spiegabile è il permanere di un divario tra l'istruzione scolastica in Sicilia e quella in Lombardia, stante la diretta e quasi esclusiva competenza che su questa materie vanta lo Stato centrale. Che qualcuno si diverta, con dubbio gusto, alle spalle dei siciliani ci può anche stare; di sicuro noi potremmo fare molto per togliere agli altri, almeno, alcune delle occasioni di ilarità.

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