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Grecia, di chi è la colpa della crisi?

E ora in Grecia ci sono scappati anche i morti. I disordini che da diversi giorni stanno devastando Atene hanno provocato le prime vittime. Le bombe molotov lanciate dai manifestanti hanno incendiato un edificio. Tre persone bloccate nel locali della banca al pianoterra sono morte. Per strada diecimila manifestanti si sono uniti al corteo dei sindacati del settore pubblico e privato. Altrettanti sono stati stimati in piazza per la protesta del sindacato comunista Pame. Tra gli slogan della protesta "Fmi e Ue stanno rubando un secolo di progresso sociale" e "I ricchi devono pagare per la crisi". Già, il solito complotto dei plutocrati. Nessuno, fra i manifestanti, che si sia interrogato sulle ragioni della crisi. Nessuno, però, che parli degli stipendi dei dipendenti statali pari al 40% della ricchezza nazionale. Non a caso ieri la rappresentanza più numerosa era costituita proprio dai dipendenti statali e, in particolare, dagli insegnanti. Lo stesso personale, cioè, che può andare in pensione a 50 anni con soli venticinque di servizio. Oppure ricevere una speciale indennità per il semplice fatto di arrivare puntuale in ufficio.  Da questo punto di vista la Grecia sembra veramente la fiera dell'assurdo. I forestali per esempio ricevono un'indennità per lavoro all'aria aperta. A dispetto del fatto che, ai loro compiti di istituto, poco si addice la vita di ufficio. Ma forse la più clamorosa è la questione delle "zitelle d'oro": le figlie nubili dei dipendenti pubblici hanno diritto a una pensione ereditaria di mille euro al mese. Sono 40mila e costano allo stato 550 milioni l'anno . Inutile dire che molte follie del sistema greco ricordano quanto accade nel Mezzogiorno d'Italia e, in particolare, in Sicilia. Uffici pubblici, come quelli regionali, che traboccano di personale, la proliferazione di incarichi e consulenze senza reale contenuto di servizio, migliaia di precari che, tumultuando per le piazze, cercano una sistemazione: sono scene che anche a Palermo conosciamo molto bene. Ecco perché la situazione greca merita un supplemento d'attenzione: da parte di tutti i Paesi dell'euro perché il focolaio d'infezione potrebbe provocare danni gravissimi alla moneta unica. Per il Sud d'Italia come esempio dei guasti determinati da certi comportamenti dissennati.
Ora i greci se la prendono con la Ue e con il Fondo Monetario che chiedono un piano di austerità per concedere un maxi-prestito di 110 miliardi. Serve a evitare il fallimento. I sindacati però si oppongono perché non vogliono perdere i privilegi maturati.  Una rivolta priva di contenuto che porterà il Paese al fallimento. Ha già provocato tre morti. Minaccia la stabilità dell'euro e quindi di tutti noi che abbiamo in tasca la moneta unica. Tutto questo perché?  Per difendere il diritto dei dipendenti pubblici greci di andare in pensione a cinquant'anni oppure di ottenere un premio per il solo fatto di presentarsi in ufficio. Come dire: lo stipendio è un diritto. Il lavoro si paga a parte. Già. Ma dove l'abbiamo già sentita questa storia?

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