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Al Comune è tutto bloccato

Le sorti di una città appese alle bizze politiche e all’indolenza amministrativa di 50 consiglieri comunali. Quelli che, a Palermo, hanno deciso che in fondo ci si può anche fermare e si possono chiudere le porte dell’assemblea cittadina, in attesa di chissà quali cerchi da far quadrare o intese più o meno sottobanco da definire. E pazienza se ci sono 326 provvedimenti fermi in attesa di un voto. Fra i quali spicca il bilancio preventivo 2010. Cioè la combinazione senza cui non si può aprire la cassaforte per cominciare a far funzionare servizi bloccati o avviare attività essenziali. Trenta milioni di euro di fondi Fas per potenziare l’illuminazione pubblica, parecchi altri milioni per far decollare alcuni parcheggi da affidare ai privati, i soldi per le manutenzioni di scuole e strade e quelli per l’assistenza sociale, commesse e forniture, appalti e finanziamenti. Tutto bloccato. Di bilancio nemmeno se ne parla, tutto gira ancora attorno alle nuove tariffe della tassa rifiuti, sulle quali manca l’intesa. Con il presidente che non convoca l’aula, «perché non ci si riunisce senza votare niente» e con il capogruppo del Pdl (partito di maggioranza relativa) che addirittura invoca scioglimento ed elezioni. Uno scandalo con 50 colpevoli (i consiglieri) e oltre mezzo milione di innocenti (i palermitani).

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