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Sicilia, torna in voga il petrolio

Torna il mito del petrolio in Sicilia. Com'era accaduto mezzo secolo fa quando i primi zampilli erano sgorgati nel ragusano. L'annuncio dato da Martin Brun capo delle operazioni Shell in Italia è choccante: al largo di Trapani, in mezzo al Mediterraneo potrebbe esserci una ricchezza enorme. Il condizionale è d'obbligo perché ancora siamo nelle fasi molto iniziali della ricerca.  Però ci sono buone speranze. Nascosto sotto il mare un grande giacimento capace di produrre 150 mila barili al giorno. Una cifra considerevole che di colpo farebbe più che raddoppiare la produzione di greggio in Italia. Oggi ne estraiamo circa 130 mila e gran parte (85 mila) arriva dai pozzi della Basilicata. La produzione nazionale copre meno del 10% del fabbisogno. Potrebbe passare al 20% dando un bel contributo all'abbattimento della bolletta energetica. Viste le difficoltà e i tempi necessari per le ricerche dell'oro nero è bene non lasciarsi andare all'entusiasmo.
In ogni caso se le speranze della Shell dovessero dimostrarsi vere la Sicilia tornerebbe ad essere il Texas dell'Europa. L'area, cioè dove si produce la maggior quantità di oro nero considerando che i grandi giacimenti del Mare del Nord si stanno esaurendo . Oltre tutto le esplorazioni del colosso anglo-olandese sono abbastanza eccentriche. Che ci sia petrolio nella zone del ragusano è noto da almeno mezzo secolo (non a caso le prime scoperte vennero fatte nella provincia iblea e a Gela). Nella parte occidentale non era mai stato trovato nulla di veramente rilevante. In ogni caso la febbre dell'oro nero si sta diffondendo abbastanza rapidamente. Con le quotazioni del greggio stabilmente sopra gli 80 dollari diventa conveniente cercarlo anche in zone ritenute fin a ieri poco convenienti. In Sicilia non lavora solo Shell. C'è la Northern Petroleum che era arrivata prima ma ha preferito dividere i rischi con il colosso anglo-olandese trattenendo per sé solo una quota. Poi Panther che, con alterne fortune, sta cercando di esplorare la Val di Noto. L'opposizione degli ambientalisti e delle autorità locali rende l'esplorazione molto faticosa. Più fortunata la Mediterranean Resources con sede ad Austin in Texas, che si è vista approvare l'aprile 2009 una concessione per la ricerca di idrocarburi dal Ministero dello sviluppo. La concessione (durata 6 anni), dà la possibilità di effettuare indagini per verificare la presenza di giacimenti petroliferi al largo della costa iblea su un'area di 460 km quadrati in una zona che va da Scoglitti a Sampieri. La Mediterranean Resources è già titolare nel ragusano della concessione "Irminio" per l'estrazione in terraferma. Speriamo solo che la nuova febbre dell'oro lasci nell'isola un po' più di ricchezza rispetto al primo giro.

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