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La forza delle persone “perbene”

Sono gesti simbolici di alto significato quelli che centinaia di persone hanno compiuto e continuano a compiere in queste ore; simbolici, ma importanti; ed è importante che siano fatti. È un vero e proprio «pellegrinaggio» laico quello che si snoda in quella via Notarbartolo davanti alla casa di Giovanni Falcone: per lasciare un messaggio davanti a quello che ormai è uno dei simboli della lotta e dell’impegno antimafioso. In queste ore la Palermo onesta e pulita, con questo «semplice» gesto di tornare ad «addobbare» l’albero Falcone con nuovi bigliettini e messaggi, sta mandando un segnale forte e nuovo. Quello che ci dicono - ed è motivo di conforto che tra loro ci siano tanti ragazzi - è che dobbiamo imparare a non farci più consumare da insignificanti diversità; che dobbiamo imparare a trovare un’unità per un comune interesse. Quello che ci dicono, che continuano a dirci tutte queste persone perbene e «normali», è che non bisogna stancarsi di lottare per la libertà di tutti e di ciascuno dalla tirannia mafiosa, dalla oppressione della paura, dalle persecuzioni di chi con la forza e l’arroganza vorrebbe imporci la «sua» legge, in luogo di quella dello Stato. Ci dicono, queste persone perbene e «normali», che incontriamo tutti i giorni per strada, su un mezzo pubblico, in ufficio, che nonostante il pesante carico di problemi che grava sulle spalle di ciascuno, non bisogna rinchiudersi nel nostro egoismo; non bisogna cedere all’illusione che disinteressandosi a quello che ci circonda, tirando a campare, e lasciando che le cose vadano come «loro» vogliono vadano, ci si salvi. È un invito a scuoterci dalla nostra apatia, dalla tentazione di cedere alla rassegnazione.
Ci dicono, questi ragazzi, queste persone perbene e «normali» che sono disposte a mobilitarsi, e anzi già lo fanno; chiamati a fare scelte, scelgono e «votano»: per la legalità, la legge, il diritto.
Il giorno dello sfregio e dell’insulto all’albero Falcone, grazie a loro, a quel loro semplice gesto di venire a mettere un fiore, di affidare un messaggio, un pensiero a quell’albero, sta diventando un giorno di festa: per Palermo e per tutta la Sicilia, che con una sola voce sta dicendo: «Noi resistiamo, noi non siamo disposti a cedere, non ci arrendiamo. Noi alla fine vinceremo e ci libereremo dall’oppressione mafiosa».
Sia consentito il paradosso: chiunque si sia reso responsabile di quel gesto odioso e vandalico, a questo punto, forse, andrebbe ringraziato: perché quello sfregio ha provocato poi un grande, spontaneo, moto di pacifica ribellione, rafforzando una presa di coscienza e una volontà che sono uno straordinario patrimonio, che sta a noi non disperdere. Il presidente John F. Kennedy, rivolto al suo popolo, una volta lo esortò a «non chiedere cosa può fare il vostro paese per voi. Chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro paese». Forse i tanti che si sono stretti attorno all’albero Falcone di Kennedy avranno appena sentito parlare. Ma stanno, spontaneamente, facendo molto, tanto; ed è giusto che lo Stato ora faccia qualcosa per loro.

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