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Le Lega è la padrona d'Italia?

Davvero la Lega è diventata la padrona d’Italia? Il partito di Bossi ha trionfato nel Veneto, dove è largamente il primo partito, è il secondo in Lombardia, il terzo in Piemonte e in Liguria. Rispetto alle elezioni del 2005 (altra era geologica), i suoi voti si sono moltiplicati per tre in Emilia Romagna, per cinque in Toscana, per sei nelle Marche, mentre hanno raggiunto l’Udc in Umbria. Il successo della Lega ha prodotto, come s’immagina, reazioni molto contrastanti. Così da un lato l’Osservatore Romano riconosce che essa ha mutuato il suo radicamento sociale da due grandi partiti storici, come la Dc e il Pci. Dall’altro il presidente confermato della Liguria Claudio Burlando si lascia andare a commenti del genere «la Lega va contrastata sul terreno come facevano i partigiani con i tedeschi». Nonostante l'enfasi del suo successo, non crediamo che Bossi sia in grado di imporre a Berlusconi una linea che questi non condivida. Come ha riconosciuto unanime la stampa internazionale, il vincitore assoluto di queste elezioni è il presidente del Consiglio. Berlusconi ha ora l'assoluta necessità di qualificare l'ultimo triennio del suo governo con provvedimenti di grande respiro. Si è già sentito con Bossi che gli ha mandato segnali rassicuranti sulle riforme. Anzi, sulla riforma per eccellenza che è la ristrutturazione dello Stato in senso federalista. Sul Senato delle regioni l'accordo è molto ampio. Sul resto c'è ancora da discutere, ma Bossi sa per primo che un sistema federale funziona (come in Germania) se lo Stato ne regge le briglie.  Le regioni hanno già ora fin troppi poteri gestiti non sempre bene. Un partito come la Lega presente ormai in forze fino alle porte del Lazio non può non muoversi in modo equilibrato su tutto il Paese. Non crediamo perciò che la Lega diventi la padrona d'Italia innanzitutto perché non è interesse di Bossi tirare la corda oltre il ragionevole. Il centrodestra non può permettersi di perdere un nuovo referendum confermativo come nel 2006. Berlusconi punta sul presidenzialismo e su questo vincerebbe il referendum che la sinistra e l'Udc certamente chiederebbero. Una ragione in più per accompagnarlo con un federalismo responsabile sul quale è necessario invece un accordo largo.  Se Berlusconi, la Lega e Italia dei Valori hanno vinto le elezioni, se il Pd le ha perse (un milione100mila voti in meno rispetto alle europee, due milioni in meno rispetto alle regionali del 2005), l'Udc ne esce un po' ammaccata. Su tre apparentamenti a destra e quattro a sinistra è stato determinante soltanto in due (Lazio in positivo, Puglia in negativo). Ha vinto in sei regioni, ha perso in quella (il Piemonte) in cui l'alleanza a sinistra era più simbolica. Ma soprattutto diventa incerta la strategia per il futuro. Negli ultimi due anni l'Udc ha cambiato pelle. Abbandonata da larga parte degli elettori moderati, li ha rimpiazzati con simpatizzanti della Margherita delusi dal Pd. La sua collocazione sarebbe dunque nel centrosinistra. Ma se da un lato Bersani gli rimprovera di essersi alleato in tre regioni con Berlusconi che è amico di Bossi, dall'altro il Pd ha un disperato bisogno di tenersi stretti Di Pietro e Vendola. Casini non ama né l'uno, né l'altro. Ha tre anni di tempo per trovare casa.

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